Amazon sempre più spesso nell’occhio del Ciclone. Questa volta la grande compagnia di e commerce finisce sul banco degli imputati a causa di alcuni servizi giornalistici e di associazioni di attivisti che hanno mostrato come gli invenduti finiscano direttamente in discarica.
È stata una televisione britannica a raccontare come Amazon distrugga senza tanti complimenti gli articoli invenduti. Decisamente una pratica questa poco rispettosa dell’ambiente e poco sensibile nei confronti di un migliore utilizzo di ciò che viene invenduto ma che è comunque sano ed utilizzabile. Evidentemente siamo molto lontani dalle idee di economia circolare Greenpeace è una delle associazioni che molto si è battuta contro le pratiche di Amazon. Greenpeace ha spiegato che Amazon ritenga che nella maggior parte dei casi sia più utile distruggere che trovare una nuova collocazione a ciò che non si è venduto. E che agisca di conseguenza.
Addirittura Greenpeace ha inviato degli infiltrati che hanno prodotto una documentazione inoppugnabile sull’indiscriminata distruzione di beni assolutamente utilizzabili. È sempre lo stesso mantra: essere sempre più veloci ed ottimizzare gli spazi. La società ha compreso il grande danno di immagine che ha ricevuto e si è affrettata a correggere il tiro su blog aziendale. Si è impegnata ad andare verso un’economia circolare. Si tratta di programmi che consentiranno di rivendere l’usato e di dare una nuova vita commercialmente parlando all’invenduto e agli articoli restituiti dagli utenti.
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Il guadagno di Amazon è fondamentalmente figlio di una ottimizzazione estrema di persone luoghi merci, eccetera. Multe, scandali, pian piano stanno costringendo l’azienda a porre un limite a questa ottimizzazione che rischia di essere davvero distruttiva.
Stavolta lo scopo è economizzare sui resi e dunque meglio distruggere decine di migliaia di prodotti buoni.
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