Il rapporto tra social network e minori è oggettivamente complesso.
La bufera arrivata su Facebook e Instagram per i loro studi sui comportamenti dei minorenni al fine di riuscire a creare un social che li tenesse avvinti quanto più è possibile ha fatto scalpore. Tanto che il progetto di un Instagram dedicato ai più piccini è fortunatamente naufragato. Nell’occhio del ciclone ci sono sempre i social a causa della disinvoltura con la quale usano i bambini e con la quale stimolano i sogni di gloria e di guadagno facile dei genitori. Tuttavia del rapporto perverso creato tra social network e minori c’è anche un terzo incomodo, vale a dire il social media marketing. Il social media marketing rappresenta il danaro in tutta questa operazione. Il folle turbine di denaro che dalle aziende si riversa agli influencer per far sponsorizzare i loro prodotti. Ma non facciamo di tutta l’erba un fascio. Se tutto viene fatto alla luce del sole e nel rispetto di tutti, non c’è nulla di male.
Se un influencer adulto viene pagato per pubblicizzare alla luce del sole un prodotto, è giusto che questa operazione avvenga purché lo spettatore capisca che è una pubblicità. Ma utilizzare i bambini per fare pubblicità occulta a cibo spazzatura ad altri bambini è davvero troppo. Eppure è successo davvero, almeno stando a quello che dice un’associazione francese che tutela i diritti i consumatori. In Francia chiaramente è scoppiato lo scandalo. E’ l’associazione “UFC-Que Choisir” a denunciare queste pratiche poco etiche ed in Francia è in corso un dibattito infuocato.
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I post incriminati vengono ampiamente discussi per capire se in effetti sono state violate regole etiche o legali.
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Clamoroso il caso di Swan e Neo, giovanissimi ma popolarissimi presso i più piccoli che gestiscono un McDonald’s in miniatura con loghi e prodotti sempre in bella mostra.
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