La penuria dei microchip è stata una brutta sorpresa degli ultimi mesi.
Il comparto più colpito è stato proprio quello dell’automotive. Tra l’altro proprio questo comparto è stato il primissimo a segnalare il problema. Oggi sappiamo che la crisi dei chip è una crisi assolutamente trasversale che va a diminuire le capacità produttive di tantissime aziende. Electrolux, per esempio, ha problemi con la produzione delle sue lavastoviglie. Hyundai accusa così fortemente la penuria che ha deciso di produrli autonomamente ed Apple ha annunciato che non riuscirà a produrre tutti i device necessari per le compere di Natale. L’unica clamorosa eccezione stata il colosso dei microchip AMD. AMD appena iniziata la pandemia di Covid ha cominciato a fare scorte di componentistica per microchip ed ora non avverte nessun problema da questo punto di vista. Ma qualsiasi altra azienda è colpita molto fortemente dal fenomeno.
BMW ha fatto un annuncio clamoroso: alcune delle nuove auto che produrrà usciranno dalla casa madre prive del display touch screen. Tutte le aziende stanno tagliando la produzione riducendo il numero degli esemplari che possono presentare al pubblico e BMW non fa eccezione. Questa notizia che solo qualche mese fa sarebbe sembrata assolutamente assurda, rende l’idea della gravità di questa crisi dei microchip e ci fa anche rendere conto di quanto abbiamo dato per anni, l’evoluzione tecnologica per scontata. I microchip sono diventati così necessari in qualsiasi settore dell’industria che una loro penuria diventa davvero un’emergenza globale. Su quanto durerà questa carenza di microchip non c’è un accordo unanime, ma c’è chi parla di almeno uno o due anni.
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Certamente un’incognita forte per queste industria, ma non solo. Non sorprende che oggi alcuni analisti inizino a parlare delle catene di approvvigionamento chip come di un fatto di sicurezza nazionale.
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E purtroppo anche l’occupazione risente di ciò.
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