Il meccanismo bancario “Bail-in” rischia di far trovare un segno meno inaspettato sul proprio conto corrente. Ma per fortuna il sistema non è automatico e può essere evitato.
C’è una formula che il sistema bancario ha adottato per risolvere i propri guai finanziari: si tratta del così detto “Bail-in”, il meccanismo che interessa direttamente azionisti, obbligazionisti e correntisti. Quest’ultimi sarebbero “interpellati” e chiamati in causa proprio evitare il fallimento dell’istituto bancario. Il concetto di “Bail-in” vuole dire “salvataggio interno”. Rappresenta un istituto giuridico inserito nell’ordinamento del nostro Paese grazie al recepimento di una direttiva europea: la Bank Recovery and Resolution directive (BRRD), la quale si occupa di regolamentare il risanamento e la prevenzione di una banca.
E allora siamo tutti condannati a ricevere il prelievo forzoso? Per fortuna no. La norma di regolamentazione del “Bail-in” prevede infatti che, in caso di difficoltà finanziaria, la banca può applicare il prelievo ai correntisti che hanno sul conto oltre 100mila euro. Ma attenzione: questo vale esclusivamente per coloro che singolarmente detengono la cifra. Ci spieghiamo con un esempio che può dare la misura di cosa può accadere. Una coppia ha un conto corrente cointestato. Al suo interno vi è un deposito di 180mila euro. In questo caso, i coniugi non dovranno preoccuparsi perché la somma deve essere divisa per due, dunque 90mila euro ciascuno. In questo caso, dunque, a scattare non sarà il “Bail-in” ma la garanzia che il sistema ha previsto per tutelare i correntisti.
Come anticipato, il “Bail-in” scatta sul conteggio del singolo correntista. Dunque, bisognerà fare attenzione qualora un correntista abbia accesi più conti nella stessa banca. Perché a valere sarà la somma totale. Dunque, ad esempio, se un correntista possiede 60mila euro su un conto e 50 mila sul secondo, sarà soggetto al meccanismo del “Bail-in”.
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