Redazione

Disclaimer

Privacy Policy

Pensione per i disoccupati, così l’INPS si prende cura di loro

Foto dell'autore

Edoardo Corasaniti

Buone notizie per chi si appresta ad andare in pensione: con una circolare di pochi giorni fa, l’Inps ha chiarito le nuove modalità di calcolo dell’assegno pensionistico.

Soldi (Ansa)

Non ci saranno più penalizzazioni per coloro che si accingono alla tanto agognata pensione. Attraverso la messa in pratica della circolare numero 883 del 23 febbraio 2022, sparisce il conteggio, ai fini pensionistici, dei periodi di disoccupazione. Un automatismo che finora ha costretto, in molte occasioni, a ritardare o complicare l’accesso all’assegno e che spesso ha generato rabbia e fastidi da parte della popolazione anziana.
Attraverso il nuovo calcolo è consentito interpellare l’Inps e ottenere la cancellazione dei contributi figurativi del periodo di disoccupazione. Questo meccanismo può sembrare scontato, ma fin ad oggi non è stato così. Infatti, spesso, il periodo di disoccupazione ha provocato la minor valutazione della stessa pensione ai fini dell’ottenimento dell’assegno pensionistico.

Come cambia il sistema di calcolo dei contributi da disoccupazione

Calcolatrice (Ansa)

A far cambiare l’orientamento dell’Istituto nazionale previdenza sociale è intervenuta una decisione della Corte Costituzionale, secondo cui è possibile chiedere la “neutralizzazione” ma ad alcune condizioni: che i contributi siano stati versati in un periodo determinato, ovvero negli ultimi 5 anni prima di poter accesso alla pensione.
Ora funzionerà così: se la contribuzione derivata dalla disoccupazione (che, come detto, può penalizzante) va a finire nei 5 anni precedenti dell’età pensionabile, allora quest’ultima non viene conteggiata.

La contribuzione figurativa rimane se è più favorevole per il lavoratore

In un caso, però, la contribuzione figurativa potrebbe giocare a favore del lavoratore. Ad esempio, potrebbe verificarsi la circostanza in cui il periodo di disoccupazione consenta il raggiungimento dei criteri sufficienti per far scattare la pensione. Tradotto in numeri, 20 anni di contributi e 67 anni d’età. In questo, chiarisce l’Inps, la “neutralizzazione” dei contributi da disoccupazione possono non essere conteggiati: a conti fatti, dunque, l‘Inps offre la possibilità di scegliere quale sia il metodo più favorevole per far scattare il ticket della pensione senza rischiare di incassare penalità o sperequazioni. E questo indubbiamente rappresenta una buona notizia per chi, dopo tanti anni di lavoro, spero di potersi godere la pensione senza troppi grattacapi.

Impostazioni privacy