Lo Stato italiano ha previsto alcune misure per andare incontro ai professionisti che lavorano autonomamente. Non tutti però possono accederne. Ecco chi e come fare.
Oltre 200 milioni di euro per il 2022. E’ la somma che lo Stato italiano ha messo a disposizione per dare ossigeno alle partite IVA, i lavoratori autonomi italiani che hanno deciso di investire autonomamente. Dall’inizio del prossimo mese, maggio, e per i primi 20 giorni, sarà consentito inoltrare le domande per potere accedere a questo fondo che sarà a fondo perduto. La misura, introdotta dal governo, è inserita nel decreto “Sostegni-ter” allo scopo di ridurre le conseguenze gravi del Covid e in particolare di chi ha subito effetti dalla crisi economica e dalle minori occasioni di lavoro che ne sono scaturite. Bisogna capire come funziona esattamente per entrare nel meccanismo.
Come detto, i lavoratori con Partita Iva che durante il Covid hanno subito perdite e mancati guadagni potranno ottenere il bonus a fondo perduto se però posseggono alcune caratteristiche. E in particolare, l’attività più esercitata deve avere come codice Ateco uno di quelle suggerite dalla legge, aver conseguito ricavi non superiori a 2 milioni di euro nel 2019 aver subito una diminuzione del fatturato nel 2021 non inferiore al 30% rispetto al 2019. Il lavoratore deve avere una sede operativa o legale in Italia; l’impresa a lui abbinata deve essere costituite iscritte e attive nel Registro delle imprese; non ci possono essere attivate attività di liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali con finalità liquidatorie; non risultare già in difficoltà al 31 dicembre 2019; non essere oggetto di sanzioni interdittive; avere una PEC attiva.
Non esiste una quota fissa che lo Stato ha predisposto per i lavoratori con la Partita Iva che a causa del Covid hanno subito perdite e mancanze di guadagno per via dell’isolamento e delle restrizioni. Il contributo è fornito in base alla differenza tra l’ammontare medio mensile dei ricavi riferiti al periodo d’imposta 2021 e l’ammontare medio mensile degli stessi ricavi riferiti al 2019. Le percentuali possono variare dal 60 per cento per un minino del 40 per cento.
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