C’è la possibilità che l’Italia finisca in recessione. Sempre più analisti internazionali giudicano possibile questo brutto scenario.
L’inflazione ormai nel nostro paese ha superato l’8% e in autunno con l’inasprimento dei costi energetici, tante imprese potrebbero chiudere.
Ma è anche l’aumento dei tassi promesso dalla Banca Centrale Europea a rendere molto più difficili le condizioni dell’economia.
Dunque l’Italia rischia seriamente di entrare in recessione. Ma rischia di farlo anche in un quadro globale particolarmente duro e complesso.
Infatti i cambiamenti climatici e la siccità in tutto il mondo stanno scatenando quella che si può definire una vera e propria carestia globale. Il prezzo dei cibi aumenta ovunque e nei paesi più poveri la fame è giunta a livelli che non non avevano precedenti. Si temono grosse ondate migratorie dall’Africa nei confronti dell’Europa. Anche il Fondo Monetario Internazionale sottolinea come per l’Italia ci sia il rischio addirittura di disordini sociali.
In Italia infatti le differenze tra poveri e ricchi sono diventate ormai troppo esasperate ed esasperanti e il nostro paese inoltre è completamente privo di strumenti di contrasto della povertà. La povertà così diffusa nel nostro paese non vede strumenti in grado di arginata o di contenerla e quindi chiaramente c’è il rischio che l’arrivo della recessione e l’aumento della pressione migratoria possano andare ad impattare in modo troppo duro su un paese già fragile. La cosa più grave è che la politica non sta in alcun modo affrontando il tema della povertà.
Quando effettivamente i disordini sociali temuti dal Fondo Monetario Internazionale dovessero iniziare a scoppiare, in Italia sarà molto difficile arginarli. In Italia il tema della povertà purtroppo è un tabù. I giornali non parlano della spaventosa povertà dilagante in Italia. I partiti politici parlano di tutto meno che del numero abnorme di poveri presente nel nostro paese. Della povertà in Italia è assolutamente vietato parlare. Eppure quando scoppierà la bomba dei disordini sociali temuti dal Fondo Monetario Internazionale si dovrà finalmente ammettere che il nostro paese è cieco da decenni nei confronti di questo allarme.
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