Torna lo spettro del carburante a 2 euro al litro. La crescita costante del prezzo del petrolio e del gas sta rendendo inutili i tentativi di Governo e Unione Europea di mantenere i prezzi bassi. Da novembre i listini prezzi dei distributori ricominciano a salire.
L’unico motivo per cui la benzina e il gasolio non sono ancora saliti sopra i 2 euro al litro è per il taglio alle accise posto dal Governo Draghi sui carburanti. Il taglio permette uno sconto di 30 centesimi al litro su benzina e disel, tenendo così sotto controllo i prezzi. Cosa succederebbe non venisse rinnovato?
Potrebbe non essere questo il caso, visto che Giorgia Meloni ha già sostenuto la necessità di prorogare il taglio oltre la data di scadenza del 31 ottobre. Tuttavia l’eventualità deve far paura, visto che dopo un leggero calo dei prezzi della benzina a fine estate, i prezzi sono subito schizzati di nuovo alle stelle, con tutti i problemi che ne conseguono.
Quando la misura fu prorogata l’ultima volta, fu proprio l’abbassamento dei prezzi a fine estate che portò a pensare di poter togliere la misura d’emergenza già a novembre, pensando che i tempi fossero migliorati. Non è stato così. L’accordo di Russia e Arabia Saudita con i paesi dell’Opec+ ha sconvolto i mercati del petrolio, facendo salire nuovamente il prezzo del greggio e, a cascata, tutto ciò che ad esso è collegato.
Attualmente, grazie al taglio delle accise, il prezzo di benzina e disel si aggira attorno agli 1,8 euro al litro, ma se non dovesse essere prorogato questi schizzerebbero a 2,2 euro al litro. Il Governo italiano ha fatto tutto il possibile per mantenere il prezzo dei carburanti al di sotto dei 2 euro al litro. Si tratta di una soglia psicologica oltre la quale si comincerebbe a pensare che la situazione sia davvero critica.
Per il momento non sembra esserci pericolo imminente. Il nuovo governo, in formazione proprio in questi giorni, ha già in programma di prorogare il taglio delle accise. Si tratta di una priorità che Giorgia Meloni ha già specificato nel piano di lotta al rincaro dei consumi, una su cui non si può transigere. C’è da preoccuparsi piuttosto per il futuro. Se il prezzo dei carburanti dovesse aumentare ancora, sotto i colpi economici della Russia e dei suoi alleati, il taglio delle accise potrebbe non bastare più.
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