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Iva dal 22 al 5%: festa di risparmio non solo al supermercato, LISTA

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Edoardo Corasaniti

Ci sono nuove disposizioni e cambiamenti in vista per alcuni prodotti. Ma bisogna conoscere quali godranno del taglio dell’Iva.

Il prezzo medio del tartufo bianco è di poco superiore ai 4.500 euro al chilogrammo. E tutto si può dire fuorché che si tratti di un bene essenziale. Eppure i tartufi godono di un’Iva agevolata.

Manovra, riduzione Iva su alcuni prodotti/ foto Pixabay

Si paga il 5 o il 10 per cento a seconda se siano freschi o congelati. Una famiglia che ha un bimbo piccolo e che va al supermercato a comprare del latte in polvere, deve versare allo Stato un’imposta piena del 22 per cento. Come se allattare un figlio fosse un lusso.

Cosa ne pensa la premier Giorgia Meloni

Iva al 5%/ foto Pixabay

Da questo paradosso partirà la riforma dell’Iva annunciata dalla Presidente del consiglio Giorgia Meloni nel corso del suo discorso per la fiducia alle Camere. «Dobbiamo riuscire», ha detto, «ad allargare la platea dei beni primari che godono dell’Iva ridotta al 5 per cento». Un dossier considerato prioritario e al quale si lavora per provare a inserire le norme già nella prossima manovra di bilancio. Il punto di partenza sono proprio i prodotti per l’infanzia. Sul latte in polvere, sui pannolini, sugli omogenizzati, sui seggioloni, sui biberon, sulle creme contro l’arrossamento, sulle culle, oggi l’aliquota Iva applicata è quella del 22 per cento.
La riduzione del prelievo su questi prodotti era stata inserita anche nel programma elettorale di Fratelli d’Italia. Il lavoro tecnico in realtà è già da tempo avviato al ministero dell’Economia. La riforma dell’Iva era prevista per il 2023, ma già l’esecutivo guidato da Mario Draghi stava valutando il possibile anticipo di alcune misure per quest’anno.

Alleggerire il prelievo sui beni per l’infanzia, o almeno su alcuni come latte e omogenizzati, per esempio, non avrebbe costi eccessivi: una cinquantina di milioni di euro. Misure più incisive andrebbero finanziate. La riforma alla quale il ministero dell’Economia stava lavorando, prevedeva una serie di aggiustamenti anche più profondi da finanziare, però, sempre all’interno del sistema dell’Iva. Detto in altre parole, aumentare il prelievo su alcuni beni per ridurlo su altri. Secondo le associazioni dei consumatori, se si riuscisse ad abbassare l’imposta sulvalore aggiunto su tutti i prodotti per l’infanzia, una famiglia con un bambino piccolo a carico risparmierebbe circa mille euro l’anno.

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