Da gennaio 2023 ci sarà la rivalutazione delle pensioni minime. Un aumento importante che in alcuni casi somiglia però ad una beffa.
L’aumento vertiginoso del tasso d’inflazione sta impoverendo i redditi più bassi. Tra questi ci sono coloro che percepiscono la pensione minima fissata a 523,83 euro. Considerando che l’inflazione viaggia ormai verso il 12% è chiaro che il potere d’acquisto dei precettori della pensione minima si sia ancora di più ridotto. Il governo Draghi per contenere il caro prezzi aveva anticipato la rivalutazione pensioni previsto per il 2023. Nello specifico aumento del 2% per gli assegni fino a 35 mila euro lordi annui per le mensilità di ottobre, novembre e dicembre 2022. Per tutti gli assegni, senza limite di reddito, conguaglio anticipato a novembre 2022 della differenza tra inflazione prevista (1,7%) e quella effettiva 1,9%) sul 2021. Si tratta dunque di uno 0,2%. Da gennaio 2023 dovrà scattare obbligatoriamente la rivalutazione in base al tasso d’inflazione annuale. Ragion per cui le pensioni minime aumenteranno dell’8%.
Importo pensione minima nel 2023
Come anticipato da gennaio entreranno in vigore le rivalutazioni annuali delle pensioni. Per quanto riguarda gli importi delle pensioni minime si passerà dagli attuali 523,83 euro a 565,74 euro. Un aumento di circa 42 euro. Va detto che la rivalutazione dell’8% vale nella sua pienezza per chi non ha ricevuto l’anticipo del 2% da ottobre 2022. Chi infatti ha già ricevuto tale anticipo, il valore della sua rivalutazione a gennaio 2023 sarà del 6%.
Gli aumenti, com’è ovvio, riguarderanno tutti gli assegni dell’INPS, sebbene sopra certi importi saranno un po’ meno generosi. In assenza di ulteriori entrate, chi incassa mensilmente assegni fino a circa 650 euro all’anno avrà aumenti esentasse. I pensionati in Italia non pagano l’IRPEF fino a 8.500 euro all’anno, una cifra che corrisponde per l’esattezza a 653,85 euro al mese per tredici mensilità.
Chi supera tale importo con la rivalutazione dovrà chiaramente pagarci le tasse. Nel dettaglio si parte da un IRPEF di 267 euro che vale quasi il 40% dell’aumento ricevuto in precedenza dallo Stato per effetto della rivalutazione dell’assegno pensione annuale. Una vera e propria beffa che diventa ancora più vistosa qualora il reddito sia ancora più alto perchè l’aliquota IRPEF aumenta con il crescere del reddito imponibile. In alcuni casi dunque l’aumento della pensione rischia davvero di essere davvero irrisorio o del tutto nullo in quanto le imposta da pagare per l’aumento del reddito sono pari al surplus erogato da gennaio 2023. Un paradosso davvero incredibile.