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Pensioni, cosa succede dal 1 gennaio, cambia tutto, verifica la tua

Dal 1 gennaio 2023 aumenteranno gli importi di tutte le pensioni per effetto della rivalutazione del 7,3%

In attesa di capire quali saranno le mosse del Governo in materia di pensioni dal 1 gennaio 2023 arriva una buona notizia per tutti i pensionati. Come è noto ci sarà la rivalutazione del proprio assegno pensione. Un meccanismo che permetterà un aumento dell’importo mensile del cedolino rispetto a quanto percepito oggi. La rivalutazione è un meccanismo che adegua la pensione in base all’indice ISTAT dei prezzi al consumo. Ricordiamo che nell’ultimo Decreto Aiuti del Governo di Draghi è stato varato l’anticipo della rivalutazione delle pensioni al 2% per contrastare l’aumento dei prezzi.

Aumento pensioni dal 1 gennaio 2023: gli importi

Rivalutazione pensione 2023: gli importi

La rivalutazione dell’assegno verrà adeguato al valore dell’inflazione. In definitiva ci sarà un aumento pari al 7,3% della pensione. Chi ha ò ricevuto l’anticipo della rivalutazione del 2% ha diritto ad un importo netto minore.  Per chi ha una pensione minima da 525 euro o da 750, gli aumenti si mantengono al di sotto dei 40 euro. Per chi percepisce un assegno minimo, sul quale non si paga Irpef, l’adeguamento lordo del 7,3 per cento corrisponde a quello netto e si passa così a 564 euro, un aumento di 38 euro sempre su base mensile. A 750 euro, poco oltre la soglia oltre la quale l’imposta sul reddito si azzera, l’aumento di 55 euro diventa di 39, a causa della tassazione.

Per coloro che percepiscono da 1.000 euro a salire di pensione l’aumento sarà diverso. La variazione netta mensile in questo caso è di 52 euro. Chi invece ha una pensione di 1.500 euro avrà un aumento di 75 euro mentre chi percepisce 2.000 euro si vedrà 100 euro in aumento.

Le variazioni delle pensioni dal 2023

Poco al di sopra di questo valore la rivalutazione “frena” leggermente: la ragione, come prevede la legge, vede un adeguamento del 7,3% soltanto per lo scaglione di pensione che arriva a 4 volte il minimo, mentre da 4 a 5 volte viene applicata nella misura del 90 per cento e al di sopra delle 5 volte il minimo nella misura del 75.

Questo vuol dire che, per chi prende sopra i 2.000 euro al mese, le rivalutazioni saranno percentualmente più ridotte ma comunque consistenti. Infatti, un trattamento da 2.500 euro lordi si dovrebbe irrobustire ogni mese con altri 180 euro lordi, che diventano 111 netti, mentre una pensione da 4 mila euro dovrebbe essere rivalutata di oltre 260 euro lordi, che al netto sarebbero 150 euro netti mensili. 

Bruno Galvan

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