Arrivano previsioni non esattamente positive per il futuro: secondo la Bce in caso di recessione profonda sarà durissima
La crisi economica globale non accenna a diminuire. I Paesi europei sono tra i primi ad aver subito il maggior tracollo in termini sociali, economici e finanziari. Una situazione determinata dalla pesante inflazione che ha fatto levitare i prezzi e abbattere il prezzo d’acquisto della popolazione.
In questo contesto è apparsa decisa ad intervenire anche la Banca Centrale Europea che, nel tentativo di rallentare l’inflazione, ha deciso di abbassare i prezzi. Tuttavia, arrivano previsioni abbastanza negative per il futuro: per la Bce in caso di recessione profonda sarà durissima. Ecco che cosa potrebbe succedere e cosa dicono gli analisti.
L’aumento dei tassi di interesse da parte della Bce non sembra potersi fermare a breve. Secondo gli ultimi verbali definiti a seguito della riunione della Banca centrale europea, infatti, l’obiettivo di raggiungimento del 2% dell’inflazione nel medio termine sarà necessario aumentare ulteriormente i tassi di interesse. Ma non solo, non vi è un vero termine di questa operazione ciclica, dunque potrebbero esserci ulteriori aumenti in relazione a quello che sarà il contesto socioeconomico dell’Unione.
Ad ottobre i tassi sono stati aumenti di 75 punti base come risposta “all’adeguata durata prolungata dell’inflazione” considerata eccessivamente elevata. La preoccupazione, in questo momento, è tanta e per la Bce in caso di recessione profonda sarà durissima. “I dati giunti finora indicano che lo spazio per rallentare il ritmo degli aggiustamenti dei tassi di interesse rimane limitato – ha fatto sapere Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea – ma ci stiamo avvicinando alle stime del cosiddetto tasso neutrale”.
Ma non si esclude un cambio di marcia. Si potrebbe infatti verificare uno stop agli ultimi rialzi dei tassi di interesse solo in caso di “una recessione prolungata e profonda”. Questa, infatti, potrebbe far ottenere come risultato un freno all’inflazione considerato in misura maggiore. Se, invece, dovesse avvenire una recessione lieve si prevede il continuo inasprimento della politica monetaria.
Nei prossimi due mesi le previsioni per l’Eurozona si aspettano un calo dell’attività economica, anche se lo scenario viene considerato piuttosto diverso rispetto a quello ipotizzato precedentemente. I prezzi dell’energia, infatti, sono molto più bassi rispetto al previsto e questa è un segnale considerato positivo. Ma a preoccupare è ancora l’inflazione.
“È improbabile che queste pressioni sui prezzi – dice Schnabel – si dissipino rapidamente”. Attualmente, infatti, il contesto macroeconomico è radicalmente diverso da quello pre-pandemico. Dunque le difficoltà potrebbero continuare a lungo e servirà rimanere piuttosto cauti nei mesi a venire.
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