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Il carbone segna un boom di consumi e significa che dell’ambiente ce ne importa poco

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Bruno Galvan

Continuano a crescere i numeri sul consumo di carbone. Alla faccia delle politiche green e delle promesse sulle fonti rinnovabili.

La crisi energetica figlia del conflitto tra Russia ed Ucraina non ha frenato l’utilizzo delle fonti non rinnovabili. I consumi di carbone hanno raggiunto infatti livelli record rispetto agli anni scorsi.

Boom consumo di carbone: inquinamento alle stelle (Foto I love trading)

Il nuovo rapporto della Iea ha infatti evidenziato che la domanda di carbone nel 2022 è stata di 8 miliardi di tonnellate. Un dato mai registrato finora che evidenzia quanto l’Europa, ed in generale tutto il Mondo, sia ancora schiavo delle combustibili fossili. L’aumento di richiesta di carbone è dipeso essenzialmente dall’aumento del prezzo del gas che ha raggiunto dei valori decisamente fuori mercato con conseguenze drammatiche per i consumatori finali i quali si sono ritrovati bollette salate da pagare. Il report di Iea deve in qualche modo inquietarci e non poco. Come è noto infatti il carbone rappresenta uno dei combustibili più inquinanti presenti sul mercato. Diventa lapalissiano il fatto che aumentando i consumi aumentano anche i danni per la nostra salute costretta a respirare quantitativi in più di anidride carbonica.25

Boom consumi carbone e la favoletta green

Il nuovo record di consumo del carbone mette a nudo un po’ l’ipocrisia degli ultimi anni in termini di sostenibilità ambientale e non solo. Ci hanno raccontato di politiche mirate allo sviluppo delle fonti rinnovabili per diminuire l’effetto serra e le conseguenze dovute proprio al surriscaldamento globale. La realtà, purtroppo molto triste, ci dice che quelle parole rappresentano ad oggi soltanto uno spot pubblicitario perchè in fin dei conti ognuno pensa al proprio tornaconto economico. Tra conflitti d’interesse e quanto altro, diventa difficile vietare a super potenze economiche come Cina e Stati Uniti di ridurre nel tempo l’utilizzo di carbone e combustibili non rinnovabili.  In gioco ci sono le fondamenta di economie di Paesi così come alleanze geopolitiche fondamentali. Ragion per cui lo spot di un mondo più green diventa a tutti gli effetti una favoletta da raccontarci. In alcuni casi si utilizza il tema ambientale anche in campagna elettorale per accaparrarsi voti. Guardando i dati pubblicati da Iea possiamo tranquillamente dire che dell’ambiente non frega praticamente niente a nessuno.

CONSUMO RECORD DI CARBONE. AUMENTANO MORTI

Gli effetti del carbone sulla salute

L’economia mondiale poggia oltre il 30% sull’estrazione del carbone. Questo combustibile risulta essere in assoluto il più pericoloso per la nostra salute. Gli effetti sono davvero importanti. Uno studio di “Health and Environment Alliance“ afferma che sono 77 i morti settimanali negli Stati Uniti per l’estrazione del carbone mentre ogni anno muoiono, tra Stati Uniti ed Europa, poco più di 450.000 persone per malattie dovute al consumo prodotto dal carbone. A questo numero bisogna aggiungere anche le 300.000 vittime della Cina. Per ogni terawattora di energia prodotto dal carbone vi sono 24 morti, 225 affetti da malattie gravi e 13.288 colpiti da malattie minori. Numeri che impongono una doverosa riflessione sul futuro dell’intero pianeta. La sensazione triste è quella che si antepongono gli interessi economici a quelli della salute e dell’ambiente. L’extra profitto è diventato il modus operandi di una società sempre più dedita al consumo sfrenato che pensa solo all’immediato e non al futuro. Serve una sterzata decisa. Ogni minuto perso è un danno. Si dice che il tempo è denaro, ma in questo caso la salute e l’ambiente sono un bene più prezioso della vile moneta.

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