Il reddito di cittadinanza è una misura creata per aiutare le persone e le famiglie in difficoltà economica. Ma quale errore rischia di far finire dietro le sbarre le persone?
Il reddito di cittadinanza, in questi anni, ha sostenuto milioni di persone nel tentativo di avere una vita un po’ più dignitosa e nella ricerca di un lavoro,
Il reddito di cittadinanza è stato introdotto con il decreto legge del 28 gennaio 2019 durante il primo Governo di Giuseppe Conte, con lo scopo di contrastare la povertà, reinserire nel mondo del lavoro chi ne usufruisce.
Dal momento della sua introduzione è stato oggetto di critiche soprattutto per quanto riguarda i furbetti che lo ricevono senza corrispondere ai requisiti. Nel 2022 è costato 8 miliardi di euro e a riceverlo sono state 1,68 milioni di famiglie, cioè 3,66 milioni di persone. Beneficiarne in modo illecito tuttavia può provocare conseguenze molto serie. Ma in quali casi, esattamente?
Ecco una vicenda che può chiarire le idee in modo da disincentivare questo comportamento fraudolento.
L’onestà non basta, bisogna anche essere celeri nel comunicare la propria variazione patrimoniale. Una donna di Pordenone che percepiva il reddito di cittadinanza e è stata condannata ad 8 mesi di carcere, per non aver comunicato per tempo la variazione della propria condizione patrimoniale a seguito di un’eredità. Mentre la difesa della donna ha cercato di spiegare che la ricevente del sussidio avrebbe comunicato la cifra esatta al termine della successione, prima della quale non poteva conoscerne l’entità, per la Procura la variazione patrimoniale va esplicitata subito, salvo definirne in un secondo momento l’ammontare.
La sentenza ha applicato le sanzioni previste dalla legge. Tra le conseguenze di un comportamento non conforme alle regole ci sono la decadenza del sussidio, l’impossibilità di richiederlo per 10 anni dalla condanna, la restituzione delle mensilità ricevute indebitamente. Oltre a tutto questo è illecito produrre dichiarazioni o documenti falsi e omissioni di informazioni. Si rischia in questi casi una condanna da 2 a 6 anni di carcere. E anche la mancata segnalazione delle variazioni reddituali è punibile: si rischia in questi casi la reclusione da 1 a 3 anni.
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