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Pensioni, penalizzati i nati dopo quest’anno: dovranno aspettare tre anni in più

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Claudia Manildo

Per quanto riguarda le pensioni, saranno penalizzate queste persone che dovranno attendere ben 3 anni in più. 

L’Italia sta vivendo un periodo di particolare instabilità, ma quando parliamo di pensioni, si rimanda inevitabilmente il discorso ad un problema che vige sul nostro Paese da molto più tempo e purtroppo ancora irrisolto. Ci si ritrova in un circolo vizioso per il quale il debito pubblico aumenta a dismisura ormai da anni e i soldi per le pensioni sono sempre di meno. Pertanto, il cittadino è costretto a lavorare e pagare contributi con stime in termini di lasso temporale molto più ampie rispetto al resto d’Europa, per poi ritrovarsi con 600 euro di pensione con cui non ci si può pagare neanche l’affitto.

Pensioni
Pensioni, quali sono le categorie penalizzate (ilovetrading)

È chiaro quindi che ormai si è in corto circuito e che a lungo andare, se non si porrà in essere una riforma seria, il problema cadrà sulle nuove generazioni al punto di dar vita ad un paese di anziani senza forza lavoro.

Colpita una categoria di lavoratori in particolare, ecco come e perché

Per esempio, il dramma dell’ultimo aggiornamento colpisce dritto al cuore di molti lavoratori che pensavano di poter andare in pensione anticipata già adesso. Questi scoprono invece che saranno costretti a perdere tre anni di pensione per forza di cose.

Pensioni
Pensioni – ilovetrading

Stiamo parlando di tutti i nati a partire dal 1959. Se prima si poteva andare in pensione a 62 anni di età, con 38 anni di contributi versati, adesso non lo si potrà fare perché la legge non lo consente. Gli ultimi ad usufruire della combinazione 62 + 38 sono i nati nel 1959. Dal 1960 in poi nessuno ha più diritto all’agevolazione.

Lavoratori che svolgono dure mansioni, ecco cosa potrebbe succedere a questa categoria

Ad essere maggiormente preoccupati sono i lavoratori che svolgono delle mansioni dure, gravose, non adatte ad una certa età con le sue difficoltà e problematiche. Non viene fatta differenza, ma quando si tratta di lavori fisici è chiaro che il corpo non riesce a reggere lo sforzo. Questa categoria non ha molta scelta, può decidere di andare in pensione non essendo retribuito dallo Stato, quindi fare a meno del reddito per qualche anno.

Oppure cambiare lavoro, nella speranza di trovare qualcosa di conveniente, di meno pesante, quindi più adatto all’età. Purtroppo questa è una possibilità abbastanza remota, perché in Italia – anche per i giovani – trovare lavoro è veramente difficile se non impossibile. Anche perché le condizioni non sono mai a favore del lavoratore quanto del datore. Il dipendente finirebbe quindi per perdere contributi e averne la peggio.

Addio a Quota 102, ecco cosa rischiano i pensionati di oggi e quelli del futuro

Vediamo quindi di fare il punto della situazione: Quota 102 scompare e lascia il campo libero alle nuove leggi, a causa delle quali coloro che non rientrano nei 38 anni di contributi devono attendere ancora diverso tempo per andare in pensione. Stessa cosa vale per coloro che anziché essere nati entro il 31 dicembre del 1959, sono nati il primo gennaio 1960. Da quest’anno con Quota 103 si dovranno raggiungere almeno 41 anni di contributi.

Quota 103, infatti, può essere richiesta dai nati entro il 1961 iscritti presso l’Assicurazione generale obbligatoria o alle forme esclusive e sostitutive della medesima, nonché alla gestione Separata INPS, purché raggiungano 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023.

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