Pensioni, ecco le 3 stangate che i pensionati non hanno digerito. Promesse che non sono state mantenute, o che sono state mantenute soltanto in minima parte. Forse però non tutto è perduto. Forse.
Pensioni e pensionati. Un binomio da sempre accumunato da lotte e conquiste, nonché segnato da cocenti sconfitte. Sempre nell’occhio del ciclone perché è sempre sul punto di partire una riforma rivoluzionaria che sistemerà per sempre l’atavica questione.
Poi è la storia a parlare per noi. Niente, o quasi, ogni volta. Anche in questi mesi si era molto parlato di novità riguardanti le pensioni. Qualcosa è stato fatto ma molte delle promesse sono rimaste lettera morta. Come sempre, o quasi.
Sarà per via dell’età e dell’esperienza che oramai hanno maturato che quasi se l’aspettavano. Loro, più e meglio di ogni altro, sanno bene che quando si mette mano alle pensioni il rischio maggiore è che la situazione, per loro, peggiori anziché migliorare. La materia è di quelle che affascina la platea politica, soprattutto quando è ancora sotto l’ebbrezza della vittoria elettorale. Sotto i fumi dei voti e delle schede elettorali c’è allora chi promette una riforma storica o pensioni minime a 1000 euro. Poi la sbornia elettorale passa e la realtà presenta volti, e conti, assai diversi. Ed è con quei conti che occorre fare i…conti.
Il governo Meloni ha annunciato di avere in programma un’autentica riforma delle pensioni che elimini la Legge Fornero, per la gioia soprattutto di Matteo Salvini. Intanto però alcune promesse non sono state mantenute e si rischia invece di ricevere delle beffe. Quali? La prima sgradita sorpresa potrebbe riguardare il pagamento dell’Irpef. Potrebbe infatti accadere che in virtù degli aumenti delle pensioni previsti per quest’anno, si potrebbe vedere il proprio reddito aumentare e quindi salire la scala di reddito Irpef. Questa scatto comporterebbe il pagamento di più tasse e il contemporaneo azzeramento dei vantaggi che i pensionati avrebbero ricevuto dagli aumenti.
Vi è poi il tema scottante della rivalutazione pensionistica. Una rivalutazione che era attesa al 7,3%, ma che in realtà è più bassa del previsto. Ciò è dovuto per effetto egli acconti già ricevuti. Pertanto gli aumenti delle pensioni previsti per il 2023 devono tener conto degli acconti già ricevuti e dovuti dalla rivalutazione anticipata del 2% per tutti i pensionati con redditi annui non superiori ai 35 mila euro. E è così che le pensioni saranno rivalutate al 5,3% e non quindi al 7,3%, poiché un 2% di aumento lo si è già incassato attraverso gli acconti di fine 2022.
La terza, grave assenza riguarda la mancata rivalutazione effettiva delle pensioni ad oggi, quella, per intenderci, che scatta all’inizio di ogni nuovo anno. Ma questo è il problema decisamente meno grave poiché il ricalcolo delle pensioni, comprensivi ovviamente degli aumenti, avverrà a partire dal prossimo mese di marzo. Insomma non tutto è andato secondo quanto promesso. I pensionati sanno come funzionano queste cose e hanno allenato una pazienza in grado di sopportare tutto. Quasi tutto.
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