Sembrava il futuro ma oggi scopriamo che il suo destino è ben diverso. Vediamo cosa accade a questa clamorosa tecnologia.
Fino a qualche tempo fa sembrava impossibile parlare di tecnologia senza tirare in ballo il metaverso. Si tratta di un concetto piuttosto vecchio ma che Facebook aveva reso tremendamente di attualità. Con il cambio del nome dell’azienda in Meta (dettato in realtà soprattutto dall’urgenza di sviare l’attenzione da taluni scandali) aveva imposto il metaverso come concetto cruciale.
Questo spazio virtuale nel quale fare affari, lavorare e conoscere nuovi amici sembrava assolutamente imprescindibile come sviluppo dell’internet attuale. Ma è stato proprio Facebook a scaricare il concetto di metaverso e a sottolineare che il reparto ricerca e sviluppo dell’azienda si sta spostando verso l’intelligenza artificiale e che il metaverso non è più nei suoi interessi.
Ma non è stata solo Facebook a puntare tanto sul metaverso. Sono nati addirittura degli etf che permettevano agli investitori di speculare sulle tecnologie del metaverso, ma oggi di tutto questo rimane ben poco. A conti fatti il metaverso non è altro che una delle tante promesse da marinaio della tecnologia unita alla finanza. La ricerca tecnologica per sua natura è imprevedibile.
Nessuno avrebbe potuto pensare che le macchine fotografiche digitali avrebbero soppiantato quelle a pellicola. Così come nessuno avrebbe potuto immaginare che un giorno tutti gli italiani avrebbero avuto un dispositivo connesso ad internet nella loro tasca. Quando qualcuno sostiene di aver individuato il futuro di una tecnologia e di avere già capito che un determinato sviluppo tecnologico sarà sicuramente vincente in realtà sta vendendo della fuffa.
Non si tratta di una vera e propria frode ma si tratta dell’esaltazione immotivata di una delle tante prospettive possibili dell’evoluzione tecnologica. Il metaverso è stato proprio questo. Per tanto tempo lo si è spacciato come il sicuro futuro del web ma oggi è chiaro che non è così. La verità è che muoversi in uno spazio virtuale è scomodissimo. Scrollare il proprio smartphone è un gesto che nella sua semplicità ci consente mille operazioni in modo veloce e incisivo.
Anche se il metaverso sembra così avveniristico e tecnologico mentre uno smartphone sembra qualche cosa di banale, è proprio l’interazione uomo-macchina a far vincere il banale dispositivo che abbiamo tra le mani rispetto ai contorti caschi e visori del metaverso. Doversi attrezzare di complesse e pesanti apparecchiature per interagire in uno spazio tridimensionale è (e probabilmente resterà) molto più scomodo dello spazio ultra razionalizzato del proprio display. Già tanti utenti hanno difficoltà ad utilizzare il tablet rispetto allo smartphone perché lo ritengono molto ingombrante. Una sorte simile era capitata i famosissimi Google Glass: occhiali per la realtà aumentata che avevano fatto parlare di sé per anni i giornali ma che poi sono stati totalmente abbandonati.
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