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Pensioni

Stanco di lavorare? Ecco 3 modi per andare in pensione anticipata: tutti i requisiti, controlla se ci rientri

Il pensionamento anticipato è il sogno di molti lavoratori italiani che vogliono godersi il meritato riposo. Ecco le opzioni disponibili.

In Italia, il sistema pensionistico è un sistema previdenziale a ripartizione, in cui le pensioni correnti sono finanziate dalle contribuzioni dei lavoratori attivi e dalle entrate fiscali del governo.

I lavoratori dipendenti e i lavoratori autonomi devono versare contributi previdenziali per tutta la durata della loro carriera lavorativa per accedere alla pensione

I lavoratori italiani possono contare su 3 sistemi pensionistici: il sistema pensionistico obbligatorio, gestito dall’INPS; le pensioni complementari, che sono fondi pensione integrativi offerti da alcune categorie professionali o da alcune imprese private; le pensioni private, che sono costituite da forme di risparmio personale.

Esistono diverse opzioni disponibili per andare in pensione, con requisiti e termini diversi, ma generalmente un lavoratore italiano può aspettarsi di andare in pensione intorno ai 66/67 anni. Tuttavia, alcune categorie di lavoratori possono sperare di raggiungere la pensione prima di questa età, grazie a 3 opzioni in particolare. Di seguito i dettagli.

Pensione in anticipo: con APE sociale e Opzione Donna è possibile

L’INPS offre la possibilità ai lavoratori precoci di accedere alla pensione in anticipo, sebbene l’assegno previdenziale subisca degli aggiustamenti. Due delle tre opzioni per la pensione anticipata che si vedranno in questo articolo riguardano l’APE Sociale, ovvero l’Anticipo Pensionistico Sociale. Questa formula prevede l’uscita anticipata per i lavoratori che soddisfano i seguenti requisiti:

  • 63 anni di età;
  • 30 anni di anzianità contributiva per i disoccupati, gli invalidi o coloro che hanno parenti di primo grado con disabilità grave;
  • 36 anni di anzianità contributiva per coloro che hanno svolto attività gravose.
L’APE sociale è una delle opzioni esistenti per andare in pensione in anticipo, ma va valutata la sua convenienza

L’APE Sociale è prevista per coloro che hanno almeno 63 anni di età, 30 o 36 anni di anzianità contributiva, a seconda delle condizioni lavorative. Tuttavia, se si ha più di 41 anni di contributi, è possibile richiedere l’uscita anticipata indipendentemente dall’età. In pratica, è possibile uscire dal lavoro prima dei 63 anni, ma la domanda di pensione anticipata deve essere presentata entro le tre scadenze previste per l’APE Sociale: 31 marzo, 15 luglio e non oltre il 30 novembre.

La terza opzione per la pensione anticipata riguarda l’Opzione Donna, che prevede l’uscita anticipata per le lavoratrici che hanno almeno 60 anni di età e 35 anni di contributi versati, anche se da quest’anno è limitata a determinate categorie sociali. Inoltre, la Legge di Bilancio ha previsto una riduzione dell’età pensionabile per chi ha figli: 59 anni per chi ha un figlio e 58 anni per chi ha due o più figli.

Pensione in anticipo: conviene o no?

Parlando delle opzioni per andare in pensione anticipata in Italia, va precisato che la convenienza dipende dalle condizioni specifiche di ciascun lavoratore. Ad esempio, è importante ricordare che l’APE Sociale non garantisce l’assegno previdenziale ordinario, ma uno più contenuto, fino a un massimo di circa 1.500 euro.

La scelta dell’opzione di uscita anticipata dipende dalle specifiche condizioni lavorative e personali – ilovetrading.it

Per quanto riguarda l’Opzione Donna, questa opzione è conveniente solo per alcune categorie sociali, come i caregiver di coniuge o parente stretto da almeno 6 mesi, gli inabili sul lavoro al 74%, le lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi.

In sintesi, la scelta dell’opzione di uscita anticipata dipende dalle specifiche condizioni lavorative e personali. In alcuni casi, potrebbe essere conveniente attendere qualche altro anno o addirittura finire sotto la Legge Fornero. Tuttavia, il Governo intende comunque rendere più accessibili alcune opzioni d’uscita, come la Quota 41 e la Quota 103, entrambe sostenute dalla Lega. 

Paolo Pontremolesi

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