Redazione

Disclaimer

Privacy Policy

Il caffè influisce sull’invalidità, può cambiare il risultato delle visita medica con una percentuale maggiore

Foto dell'autore

Antonia Festa

Una tazzina di caffè può essere determinante per il riconoscimento dell’invalidità civile e della relativa percentuale. Per quale motivo?

Per la concessione dell’invalidità civile, il paziente deve sottoporsi ad una visita da parte della Commissione medica dell’ASL integrata con un medico dell’INPS.

caffe invalidità civile
Il caffè può influire sul riconoscimento dell’invalidità civile (ilovetrading.it)

Esistono delle specifiche Tabelle Ministeriali, allegate al Decreto del 5 febbraio 1992, sulla base delle quali i professionisti sono tenuti ad attribuire la percentuale di invalidità. Nonostante le linee guida, molto spesso il giudizio dei medici è emesso con criteri arbitrari.

C’è un retroscena della visita che, infatti, pochi conoscono. Un tazzina di caffè può avere un ruolo fondamentale ai fini del parere medico. Non si tratta di uno scherzo, ma di un metodo spesso applicato dai professionisti del settore sanitario. Scopriamo di cosa si tratta.

Visita per l’invalidità civile: attenti alla domanda tranello!

Contrariamente a quanto si possa immaginare, bere del caffè prima della visita medica per la concessione dell’invalidità civile non altera le funzioni vitali e, dunque, non influisce sul giudizio della Commissione.

caffè visita invalidità civile
Preparare una tazzina di caffè può influenzare il pare medico sull’invalidità (ilovetrading.it)

Può essere, tuttavia, determinante per un altro motivo. I medici potrebbero rivolgere al paziente la seguente domanda: “Riesce a preparare una tazzina di caffe?“, al fine di accertare lo stato di salute fisica, mentale e sociale. Se il soggetto afferma di essere in grado di preparare il caffè, potrebbe essere dichiarato autosufficiente perché privo di difficoltà motorie.

Si tratta di una pratica poco ortodossa, che può generare umiliazione e frustrazione nel disabile. Domande del genere, infatti, esulano dalla specifica valutazione delle condizioni sanitarie del richiedente. Avere la capacità di preparare una tazzina di caffè non dovrebbe essere considerata un’attività rilevatrice del grado di handicap posseduto. Per la legge vigente, tuttavia, questo comportamento non è illegittimo, perché i medici godono di ampia discrezionalità relativamente ai parametri da utilizzare per il giudizio finale.

Ad esempio, tali domande sono poste dagli operatori sociali, che magari non hanno le competenze adeguate per approcciarsi con il presunto invalido. Ma in che modo si svolge la visita per il riconoscimento dell’invalidità civile e come viene attribuita la relativa percentuale di invalidità?

Come difendersi nel caso di giudizio medico sfavorevole

Durante l’accertamento sanitario, la Commissione, nella maggior parte dei casi, esamina il certificato medico introduttivo redatto dal medico di famiglia e tutta la documentazione allegata dal richiedente. Solo nell’ipotesi in cui emergano dubbi sull’handicap o sulla percentuale di invalidità da attribuire, procede con un’ulteriore visita oppure pone domande dirette a verificare le capacità motorie, il benessere fisico oppure le condizioni relazionali e sociali residuali.

Per questo motivo viene chiesto come preparare una tazzina di caffè; l’intento è dimostrare che si possono compiere le azioni quotidiane, come svitare e avvitare una moka. Si tratta, però, di un vero e proprio trabocchetto perché comporta la perdita della possibilità di ottenere l’invalidità.

Chiunque si senta leso ed offeso dall’attività della Commissione medica e ritenga che le domande rivolte dai professionisti non siano attinenti alle finalità dell’accertamento sanitario ha un valido strumento per potersi difendere. Nel caso in cui sia stata negata l’invalidità civile oppure sia stata assegnata una percentuale minore di invalidità, il richiedente può presentare ricorso contro la decisione della Commissione medico-legale.

Impostazioni privacy