Un introito economico da un lato ma il rischio di perdere un’agevolazione dall’altro. Attenzione a quello che potrebbe accadere a luglio a migliaia di lavoratori
Come molti sanno il mese di luglio è caratterizzato dall’erogazione di una mensilità in più: stiamo ovviamente parlando della quattordicesima, un contributo che per tanti lavoratori potrebbe fare la differenza in un periodo economicamente difficile. Se poi a questa bella notizia aggiungiamo l’arrivo del conguaglio Irpef la busta paga potrebbe davvero farsi particolarmente sostanziosa.
Prima di esultare, però, occorre fare un passo indietro e guardare anche alle novità meno positive. Ricevere la quattordicesima infatti potrebbe portare diversi lavoratori a dover rinunciare ad un’agevolazione introdotta proprio di recente dal governo Meloni con la legge di Bilancio 2023.
Stiamo parlando del taglio del cuneo fiscale, uno sgravio contributivo a ‘tempo determinato’ che porterà a buste paga più alte almeno fino alle fine dell’anno. Il problema deriva dal fatto che aggiungendo la quattordicesima allo stipendio, l’importo risultante potrebbe far perdere al lavoratore il diritto di ottenere il bonus nel corso del mese di luglio, ricevendolo dunque solo a partire da agosto.
Ricordiamo che l’esecutivo è intervenuto sul 9,19% ovvero la quota di contributi che viene trattenuta al lavoratore, sulla quale era già stato fissato uno sgravio del 2 o del 3% (in base alla retribuzione) e portandolo successivamente al 6 o 7% con il decreto Lavoro. Se a luglio il lavoratore dovesse superare alcuni limiti, in seguito all’accredito della quattordicesima, questo beneficio potrebbe andare a mancare. Lo specifica la circolare Inps n.7 del 24 gennaio nella quale vengono forniti chiarimenti in merito alle modalità ‘operative’ di questo sgravio contributivo.
Ricordiamo che dal 1 luglio lo sgravio del 3% salirà al 7% per le buste paga di importo inferiore a 1.923 euro. Invece per le altre buste paga di importo superiore, purché inferiore a 2.692 euro, lo sgravio è attualmente del 2% e passerà al 6%. “Nel mese di erogazione di tale mensilità aggiuntiva la riduzione contributiva – specifica l’Inps nella sua circolare – potrà trovare applicazione solo nell’ipotesi in cui l’ammontare della quattordicesima mensilità o dei suoi ratei, sommato/sommati alla retribuzione imponibile, non ecceda il massimale di retribuzione mensile previsto per la legittima applicazione delle due riduzioni”.
L’Inps aggiunge inoltre che qualora il limite venga superato “l’esonero in trattazione, nel mese di riferimento, non potrà trovare applicazione sull’intera retribuzione imponibile”. È chiaro dunque che della quattordicesima verrà tenuto conto per verificare se la retribuzione imponibile consenta o meno di accedere allo sgravio. Che quindi in molti potrebbero, loro malgrado, non ottenere.
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