I lavoratori autonomi rischiano di perdere contributi per lo stralcio automatico delle cartelle. Per fortuna è in arrivo un aiuto dal Governo.
Lo stralcio automatico delle cartelle esattoriali sotto ai 1.000 euro doveva essere una scelta positiva per i contribuenti, ma ha avuto un effetto non desiderato che non era stato considerato. Queste cartelle, infatti, non rientrano nella rottamazione e il debito viene cancellato, ripulendo lo stato fiscale del contribuente. Ottimo, ma se le cartelle riguardano debiti contributivi si rischia di perdere mesi o anche anni di contributi necessari per la pensione.
Questa mazzata è particolarmente pesante per i lavoratori autonomi agricoli, visto che per loro mancare anche una sola rata di contributi comporta il mancato accredito di tutta l’annualità. Gli effetti di mancare un solo mese portano a perdere, quindi, l’intero anno di pensione.
Per evitare il disastro l’unica soluzione fino a poco fa era pagare prima che intervenisse lo stralcio automatico, ma sta arrivando una sanatoria che metterà il salvo gli autonomi da questo rischio. Bisogna considerare, infatti, la differenza di trattamento tra lavoratori dipendenti e autonomi: i primi ricevono i loro contributi dal datore di lavoro, e risparmiano non solo quanto avrebbero dovuto versare per le cartelle, ma non corrono alcun pericolo perché cadono sotto il principio di automaticità della prestazione: la pensione gli spetta anche se il datore di lavoro non ha versato i contributi. Anche se la cartella viene stralciata, l’estratto conto contributivo del dipendente resta intatto. Nel frattempo il lavoratore autonomo perde sia i debiti che i contributi in caso di stralcio della cartella.
Per fortuna il Governo sta introducendo una sanatoria per recuperare i contributi persi nello stralcio automatico delle cartelle. Questo salverà le categorie autonome (specialmente commercianti, artigiani, autonomi agricoli e lavoratori iscritti alla Gestione Separata Inps) e gli permetterà di salvaguardare la propria pensione, se così desiderano.
Questi lavoratori possono quindi riattivare i contributi cancellati dallo stralcio automatico, a patto di versarli entro la fine del 2023, che sia in un’unica soluzione o a rate. La sanatoria viene dalla versione definitiva del Decreto Lavoro e non si limita ai contributi del 2023, ma anche a quelli cancellati dalla precedente tregua fiscale del 2018, che ha cancellato i debiti da 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010.
I lavoratori interessati dovranno quindi contattare l’INPS per chiedere il riconteggio dei contributi cancellati con lo stralcio dei debiti. Dovranno poi versare i contributi entro il 31 dicembre 2023, ma occhio: la sanatoria vale solo per i contributi che non sono caduti in prescrizione quinquennale.
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