Nelle pensioni di luglio la quattordicesima è stata accorpata agli aumenti delle minime, e poi c’è il cosiddetto bonus Maroni: un aiuto veramente utile?
Un po’ dovunque si sente parlare di nuovi soldi in arrivo sul conto di diversi pensionati, sotto forma di bonus. Il bonus in questione è intitolato a Roberto Maroni, ministro dell’Interno e storico esponente della Lega scomparso nel 2022.
Da fine giugno 2023, i privati hanno ottenuto dall’INPS la possibilità di richiedere il bonus Maroni, una sorta di premio concesso a chi sceglie di posticipare il pensionamento pur rispettando i criteri necessari per accedere a Quota 103. Il problema è che la misura non conviene a tutti e che potrà essere utile a una platea minima di futuri pensionati.
L’incentivo prende il nome di Maroni perché è simile a quello precedentemente in vigore tra il 2004 e il 2007 voluto dall’allora ministro. Di cosa si tratta? Molti parlano di un decisivo aiuto ai pensionati, altri, più critici, di un falso bonus. In pratica, l’agevolazione offre alle persone che ritardano il pensionamento un aumento netto dello stipendio esentandole dal versare contributi.
Nel 2023 l’esenzione contributiva è fissata al 9,19%. E in questo senso il bonus Maroni 2023 rappresenta una forma di agevolazione economica erogata ai dipendenti che hanno soddisfatto i requisiti pensionistici di Quota 103.
L’aumento in questione, tuttavia, comporta l’azzeramento della quota contributiva per il lavoratore: un fatto che avrà delle conseguenze sull’importo dell’assegno pensionistico futuro. Vedendo alcuni dei cedolini delle pensioni di luglio viene però da pensare, come suggerito dal Governo, che il pagamento aggiuntivo sia un convenientissimo aumento introdotto grazie al bonus…
Lo sgravio esonera quindi il lavoratore dal pagamento del 9,19% del totale dei contributi che gli sarebbero stati richiesti. E l’importo stesso viene aggiunto allo stipendio netto del lavoratore. Dunque, di conseguenza, i dipendenti ricevono uno stipendio più alto.
Ma qual è il metodo di calcolo dell’importo del bonus? In media, su uno stipendio di 2.000 euro lordi si ha un risparmio di contributi pari a 183,60 euro al mese. Invece, su uno stipendio di 3.000 euro lordi il taglio della quota contributiva garantisce un risparmio di 275,40 euro.
Va detto che lo sgravio si aggiunge a quelli già riconosciuti dalla legislazione vigente, cioè quello del 2% (che diventerà del 6% da luglio 2023) per gli stipendi inferiori a 2.692 euro lordi e quello del 3% (che diventerà del 7%) per chi guadagna meno di 1.923 euro lordi.
Si parla poi anche di aumento delle pensioni minime. Da luglio, per gli under 75, si va da 563 a 572 euro: meno di 10 euro. Per gli over 75 si arriva fino a quasi 600 euro. Anche questi aumenti nulla hanno a che vedere con la quattordicesima che spetta ai pensionati con almeno 64 anni e un reddito inferiore a 14.657 euro.
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