Il Governo Meloni ha promesso tasse più basse per i contribuenti, ma moltissimi italiani hanno già subodorato la beffa.
La nuova riforma del Fisco potrebbe portare a spiacevoli conseguenze. Tutto dipende dalla riduzione delle aliquote IRPEF introdotta dall’esecutivo di centro-destra. Il disegno di legge delega fiscale è stato approvato il 12 luglio dalla Camera introduce la revisione e la graduale riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche.
La proposta afferma di essere stata pensata nel rispetto del principio di progressività. L’idea è quella di favorire una transizione del sistema verso l’aliquota impositiva unica. Ma in tanti denunciano uno squilibrio di fondo.
Già lo scorso anno si era avuta una riduzione da cinque a quattro aliquote IRPEF, dopo la mini-riforma della Legge di Bilancio 2022. E ora è prevista una ulteriore riduzione che potrebbe portare a tre aliquote.
Ecco le tre fasce. 23% per i redditi fino a 28.000 euro. Meno del 35% per i redditi oltre 28.000 e fino a 50.000 euro. E meno del 43% per i redditi oltre 50.000. La beffa potrebbe riguardare chi dichiari entrate entro i 28.000 euro: le tasse con la nuova riforma fisco potrebbero essere infatti poco eque per questa fragile fascia di reddito.
Coloro che percepiscono redditi più bassi e medio-bassi dovrebbero infatti essere penalizzati rispetto a coloro che dichiarano redditi annui tra 28.000 euro e 50.000 euro annui (ovvero chi ha redditi tra 2.150 euro circa e 3.700 euro al mese circa). Per costoro, infatti, l’aliquota di tassazione scenderebbe sotto il 35% (forse fino al 27%).
I redditi fino a 28.000 euro potrebbero subire un aumento di tasse di oltre 200 euro. Gli aumenti di tassazione investirebbero anche la fascia di reddito sotto i 15.000 euro. Ecco perché si parla di una vera e propria beffa o, più esplicitamente, di una riforma che penalizza chi percepisce redditi più bassi.
Bisogna poi considerare le nuove detrazioni che potrebbero incidere su stipendi e guadagni dei lavoratori. L’esecutivo punta a un riordino generale delle attuali detrazioni al 19% e alla sospensione di alcuni bonus attualmente disponibili. Le accezioni dichiarate sono quelle riguarti le spese sanitarie, le spese per l’istruzione dei figli e gli interessi passivi sui mutui.
L’ipotesi di modifica attualmente in discussione potrebbe infatti introdurre detrazioni differenti in percentuali in base ai redditi conseguiti. Si parla di detrazioni del 4% del reddito per lo scaglione fino a 15.000 euro. Poi di detrazioni del 3% del reddito per lo scaglione tra 15.000 e 50.000 euro. Infine di detrazioni del 2% del reddito per lo scaglione tra 50.000 e 100.000 euro (con nessuna detrazione per redditi oltre i 100.000). E almeno in questo caso, per i redditi più bassi fino a 15.000 non dovrebbero esserci penalizzazioni evidenti.
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