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In pensione a 63 anni per tutti nel 2024: le ultime novità

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Samanta Airoldi

Ancora novità sul fronte delle pensioni: a partire dal 2024 sarà possibile andare in pensione a 63 anni. Vediamo tutti i dettagli.

Quello delle pensioni è uno dei più grossi nodi che il Governo di Giorgia Meloni è chiamato a sciogliere. In questo articolo vi spieghiamo cosa potrebbe accadere già a partire dal prossimo anno.

Pensione a 63 anni
Dal 2024 in pensione a 63 anni/ Ilovetrading.it

Palazzo Chigi ha chiuso per ferie senza fornire risposte in merito alle pensioni. La certezza però è una: se non si supera la legge Fornero molti dovranno continuare a lavorare anche fino a 74 anni per trovarsi poi con un assegno previdenziale non superiore a mille euro al mese. Va da sé che questa prospettiva è inaccettabile e che il Governo deve fare qualcosa.

Ma i problemi sono due, come ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: in primo luogo mancano le risorse finanziarie per attuare una riforma delle pensioni. In seconda battuta agevolare le uscite anticipate significa lasciare molti posti di lavoro scoperti poiché il calo delle nascite degli ultimi decenni rende oggi impossibile il ricambio generazionale nel mondo del lavoro. Che fare dunque?

Pensione a 63 anni: ecco la svolta

Come visto, al momento, una riforma delle pensioni strutturale è impossibile. Il Governo però è determinato a superare la legge Fornero e, forse, un modo lo ha trovato.

Come andare prima in pensione
Tutti in pensione prima/Ilovetrading.it

Partiamo con il dire che, nonostante le insistenze di Matteo Salvini e della quota leghista del Governo, non sarà possibile nel 2024 estendere a tutti Quota 41. Questa misura – che consente di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica- per il momento continuerà ad essere appannaggio di queste categorie:

  • lavoratori precoci con almeno un anno di contributi versati prima di aver compiuto 19 anni;
  • disabili con almeno il 74% di invalidità;
  • addetti a lavori gravosi o usuranti.

Un modo per agevolare le uscite anticipate, però, c’è. Sembra che il Governo sia intenzionato ad estendere la categoria dei lavori gravosi e usuranti così da consentire ad un numero crescente di persone di accedere alla pensione a soli 63 anni attraverso Ape sociale. Questa misura di prepensionamento –  non strutturale ma soggetta a rinnovo ogni anno-  permette di smettere di lavorare a 63 anni con 30, 32 oppure 36 anni di contributi a seconda della categoria in cui si rientra.

Bisogna dire che, però,  Ape sociale presenta anche degli svantaggi. In primis l’assegno previdenziale non può mai superare 1500 euro al mese: dunque chi avrebbe diritto ad una pensione più alta, ci rimetterà. Inoltre Ape sociale non è soggetta a rivalutazione e non prevede né la tredicesima né la quattordicesima. Infine fino al raggiungimento della pensione ordinaria di vecchiaia- cioè fino a 67 anni – una persona non potrà lavorare per aumentare un po’ gli introiti. Insomma Ape sociale è vero che consente di andare in pensione quattro anni prima ma comporta anche delle perdite di cui tenere conto.

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