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Nuova pensione Opzione Donna: 35 anni di contributi senza riduzione per i figli, le ultime novità

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Antonia Festa

Potrebbero essere modificati i requisiti per Opzione Donna, per consentire la pensione anticipata ad un numero più elevato di contribuenti.

La Riforma delle pensioni è ancora lontana e, dunque, il Governo sta pensando a come riconfermare gran parte degli strumenti di flessibilità in uscita.

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Il Governo è intenzionato a rinnovare Opzione Donna (ilovetrading.it)

In particolare, potrebbe essere estesa la platea delle beneficiarie di Opzione Donna, eliminando il presupposto dei figli per smettere di lavorare a 58 o a 59 anni.

Ma molte novità potrebbero riguardare anche altri metodi di pensionamento anticipato.

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Il Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, Claudio Durigon, ha specificato che l’obiettivo dell’Esecutivo sarebbe quello di riconfermare Quota 103, Quota 41 a 62 anni e trovare un modo per consentire a più persone di smettere di lavorare attraverso l’Ape Sociale.

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Opzione Donna potrebbe essere rinnovata con la Legge di Bilancio 2024 (ilovetrading.it)

Allo stesso tempo, dovrebbero essere introdotti degli incentivi per consentire il riscatto della laurea dei più giovani.

Secondo i dati comunicati dal capogruppo alla Camera di Forza Italia, Paolo Barelli, l’Esecutivo dovrebbe investire 25 miliari di euro per la previdenza.

Un quadro più certo si dovrebbe avere dopo la pubblicazione dei dati della Nadef, la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza.

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Si sta anche cercando di predisporre idonei strumenti per agevolare le donne lavoratrici.

Con la scorsa Legge di Bilancio, sono state fortemente penalizzate le donne che volevano andare in pensione prima del compimento dei 67 anni di età.

Sono stati, infatti, introdotti requisiti di accesso troppo restrittivi, come la necessità di un’età anagrafica di 60 anni e la riduzione a 59 anni, in caso di un figlio, o a 58 anni, in caso di due o più figli.

La misura, inoltre, è stata riservata solo a tre categorie di beneficiarie:

  • le invalide almeno al 74%;
  • le caregivers da almeno 6 mesi di un familiare disabile grave;
  • le dipendenti o licenziate da aziende in crisi.

Alla luce di tali modifiche, nel 2023 sono state pochissime le contribuenti che hanno smesso di lavorare per mezzo di Opzione Donna.

In base ai dati pubblicati dall’INPS, nei primi sei mesi dell’anno, soltanto 7.536 le lavoratrici hanno sfruttato tale strumento di flessibilità in uscita, contro le 24.559 beneficiarie del 2022.

A causa del ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico, inoltre, alla maggior parte delle contribuenti (in particolare, 4.120) è stato riconosciuto un assegno mensile inferiore a mille euro.

Alla luce di tali osservazioni, non basta riconfermare Opzione Donna anche per il prossimo anno, ma c’è bisogno di un intervento strutturale.

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