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Pensioni

Volevo accedere alla pensione anticipata ma il CAF mi ha detto che sono validi solo i contributi puri, è vero? Si, ma non sempre

Una frase pronunciata con sicurezza, una risposta secca, e in pochi istanti svanisce la speranza di anticipare il pensionamento. È successo a una lavoratrice che chiedeva informazioni su Opzione Donna: le è stato detto che non poteva accedere alla misura perché non aveva abbastanza contributi “puri”.

Ma davvero basta questo a escludere una persona dalla pensione anticipata? Il confine tra ciò che vale e ciò che no è spesso molto più sottile di quanto sembri. E i casi particolari, nella pratica, sono più comuni di quanto si pensi.

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Le parole pronunciate allo sportello possono pesare come pietre, soprattutto quando toccano il futuro previdenziale. Chi ha iniziato a informarsi su Opzione Donna lo sa: ogni termine, ogni distinzione, ogni eccezione può modificare radicalmente il percorso. Sentirsi dire che solo i contributi da lavoro contano, e che quindi tutto il resto non vale,  può generare un senso di frustrazione e smarrimento. Ma è davvero così netta la linea tra ciò che è valido e ciò che non lo è?

Nel mondo della pensione anticipata, le semplificazioni non aiutano. La normativa è fatta di dettagli, casi particolari, e aggiornamenti annuali. Parlare genericamente di “contributi puri” è riduttivo. Eppure, proprio da queste semplificazioni possono nascere errori di valutazione, spesso evitabili. Ogni situazione personale merita un’analisi attenta, perché anche un solo anno, o mese, può fare la differenza.

Contributi puri o figurativi? Quando una definizione sbagliata rischia di farti perdere l’accesso alla pensione anticipata

Nel linguaggio comune si sente spesso parlare di contributi puri come se fossero l’unica forma legittima di anzianità per accedere a Opzione Donna. Si intendono quei versamenti effettivi legati a una retribuzione reale. Tuttavia, le cose non stanno proprio così. La normativa prevede infatti che alcuni contributi figurativi siano pienamente validi ai fini del requisito dei 35 anni.

Contributi puri o figurativi? Quando una definizione sbagliata rischia di farti perdere l’accesso alla pensione anticipata-ilovetrading.it

Rientrano tra quelli riconosciuti i contributi per maternità obbligatoria, se avvenuta durante il lavoro, quelli derivanti dalla NASpI per disoccupazione, e ancora quelli relativi a periodi di malattia, infortunio e perfino servizio militare o legge 104. Insomma, una parte significativa della vita lavorativa, anche se interrotta,  può comunque essere valorizzata. Non contano, invece, in linea generale, i contributi volontari al di fuori dell’attività lavorativa e i riscatti non ancora perfezionati, come quello della laurea non pagato.

Queste distinzioni non sono banali. Eppure, continuano a essere trascurate anche da chi fornisce consulenze. Il rischio? Escludere indebitamente persone che avrebbero diritto a richiedere la misura. È importante quindi fare attenzione, verificare il proprio estratto contributivo e chiedere una valutazione tecnica aggiornata, evitando di affidarsi a risposte standardizzate.

Un assegno più leggero per uscire prima: il prezzo (a volte alto) di Opzione Donna e il suo futuro incerto

Chi sceglie Opzione Donna accetta un compromesso: accedere alla pensione anticipata prima del tempo, ma con un assegno calcolato interamente col sistema contributivo. Questo significa che, anche avendo diritto a un calcolo misto o retributivo, si rinuncia a una parte potenzialmente più vantaggiosa dell’importo mensile.

Il metodo contributivo, lo si sa, penalizza chi ha avuto carriere discontinue, stipendi bassi o contratti precari. È il caso di molte donne, che si ritrovano con un montante contributivo limitato nonostante decenni di lavoro. Questo impatto economico va valutato con attenzione, anche perché può durare per tutta la vita.

C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare: Opzione Donna è una misura sperimentale, prorogata di anno in anno. Nulla garantisce che verrà rinnovata anche per il 2026. In alternativa, esistono opzioni diverse, come Quota 103 o APE Sociale, con regole e requisiti differenti, che potrebbero rivelarsi più adatte a chi ha percorsi lavorativi meno lineari.

La vera domanda, allora, non è solo “quando andare in pensione”, ma anche “a quali condizioni”. E saperlo prima fa davvero la differenza.

Gerardo Marciano

Laureato in Giurisprudenza con indirizzo economico, ha ricevuto un Premio Internazionale alla Carriera conferito dal Senato Accademico della Facoltà di Scienze Aziendali e Sociali di ISFOA. Collabora e scrive articoli su tematiche finanziarie per numerose riviste nazionali e internazionali. È autore e coautore di oltre 40 eBook dedicati alla storia dei mercati e all’analisi statistica delle loro serie storiche. Negli anni ha partecipato, in qualità di esperto di storia dei mercati e statistica, ai principali eventi nazionali nel settore del trading e degli investimenti. È stato ospite di canali televisivi come Class CNBC, Le Fonti TV, Finanza Now, Money TV, e le sue opinioni sono state riprese da testate nazionali e internazionali, tra cui Avvenire, Il Sole 24 Ore, Alliance News e MF Dow Jones. Ha inoltre partecipato a trasmissioni radiofoniche in Italia e all’estero. È stato Amministratore Delegato e proprietario di Proiezionidiborsa.it fino al novembre 2023, un sito che, secondo i dati di Alexa, per diversi mesi è stato tra i primi posti nella classifica dei siti italiani più letti.

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