Una scelta di investimento che sembra semplice, ma che nasconde più differenze di quanto si possa immaginare. Due titoli di Stato a medio termine, con orizzonte tra 1 e 2 anni, offrono scenari molto diversi, anche se entrambi promettono stabilità e una via d’uscita dai conti deposito poco remunerativi. Con rendimenti non esaltanti ma superiori alla media dei prodotti bancari, questi BTP stanno attirando l’attenzione di chi cerca equilibrio tra guadagno e tranquillità. Ma quale dei due ha davvero senso nel momento attuale? Il dettaglio del prezzo può cambiare tutto. E anche chi punta a massima flessibilità non può ignorare l’alternativa dei BOT. Una valutazione attenta può davvero fare la differenza.
Nel mondo degli investimenti a breve e medio termine, ci sono soluzioni che non fanno notizia, ma che nascondono un’anima tutta da leggere. È il caso di alcuni BTP con durata tra 1 e 2 anni, strumenti classici ma non per questo banali. Hanno il vantaggio di offrire una certa prevedibilità, utile quando il mercato ondeggia e i tassi sembrano fermi.

Ma al di là dei numeri, quello che conta davvero è l’equilibrio tra rendimento netto e sicurezza. E in questo contesto, il prezzo di acquisto cambia molto più di quanto sembri. Oggi il mercato propone due opzioni molto interessanti, da valutare non solo per la loro cedola, ma per la combinazione tra entrate periodiche e capitale rimborsato.
Il BTP che dà cedole generose subito, ma il guadagno finale lascia l’amaro in bocca
Il BTP in scadenza il 28 agosto 2026 (ISIN IT0005607269) offre una cedola annua del 3,10%, pagata ogni sei mesi. Un valore che suona molto bene sulla carta, ma che va analizzato con attenzione. Il titolo viene scambiato a circa 101,24 euro, quindi sopra la pari. Questo significa che, nonostante le cedole generose, si subisce una perdita in conto capitale al rimborso, che avviene al valore nominale di 100.

In pratica, su un investimento da 10.000 euro, le cedole nette annue ammontano a circa 162 euro, ma il prezzo di acquisto superiore genera una perdita di circa 124 euro al momento della scadenza. Il guadagno netto complessivo si ferma a 38 euro in un anno, per un rendimento annuo effettivo dello 0,38%. Un risultato che può avere senso per chi desidera incassare entrate regolari nel breve periodo, ma che non soddisfa chi punta a massimizzare il ritorno sull’investimento. Il profilo è adatto a chi accetta un guadagno modesto in cambio di maggiore prevedibilità.
Un BTP che parte piano ma alla fine vince: come il 2027 batte tutti sul rendimento netto
Decisamente più equilibrato è il BTP con scadenza 26 agosto 2027 (ISIN IT0005657330), che offre una cedola annua del 2,10%. A prima vista può sembrare meno interessante, ma il prezzo d’acquisto fa la differenza: si compra a circa 99,30 euro, cioè sotto la pari. Questo significa che oltre alle cedole semestrali, si ottiene anche un guadagno sul capitale al rimborso.
Nel caso di un investimento di 10.000 euro, le cedole nette in due anni valgono circa 368 euro, e il guadagno sul capitale è di 70 euro. Il totale netto si avvicina ai 438 euro, con un rendimento annuo netto medio di circa 2,19%. Questa combinazione di cedole costanti e plusvalenza finale rende il BTP 2027 una scelta vantaggiosa per chi può lasciare fermo il capitale per due anni. Una soluzione intelligente per chi vuole valorizzare il proprio denaro senza rischi eccessivi, ottenendo un ritorno coerente e prevedibile.