Chi paga davvero conta poco (ma non sempre): la regola nascosta sulle detrazioni fiscali che può salvare il tuo 730. Una spesa medica, una fattura intestata a un familiare, un bonifico partito da un altro conto: tutto sembrerebbe confuso. Eppure esiste una logica, e non è quella che si pensa. C’è un principio semplice, ma spesso ignorato, che può fare la differenza tra una detrazione accettata e una persa. Non è solo questione di firme e intestazioni: il cuore del problema è altrove.
Immaginare la scena è facile. Un padre paga con la sua carta la visita medica del figlio. Oppure una moglie salda l’affitto dell’appartamento in cui vive solo il marito. La fattura è a nome di chi riceve il servizio, ma il pagamento parte da un altro conto. In questi casi, è possibile portare comunque la spesa in detrazione fiscale?
Sono domande più comuni di quanto sembri. La risposta, però, non è sempre scontata. Perché le regole in tema di detrazioni IRPEF prevedono, dal 2020, l’obbligo di usare metodi tracciabili: carta, bonifico, bancomat, sistemi elettronici. E fin qui è semplice. Ma cosa succede se lo strumento tracciabile è intestato a una persona diversa da quella che vuole portare in detrazione la spesa?
La questione non è formale, ma sostanziale. Ed è stata chiarita più volte dall’Agenzia delle Entrate, proprio per evitare dubbi in sede di dichiarazione dei redditi.
Dal punto di vista fiscale, ciò che conta non è tanto chi effettua materialmente il pagamento, ma che questo avvenga in modo tracciabile e che ci sia una coerenza tra chi sostiene l’onere e chi presenta la detrazione. Questo principio, confermato anche dall’interpello n. 431/2020, vale per moltissime voci di spesa: sanitarie, scolastiche, veterinarie, per affitto o assistenza.
Se, ad esempio, la fattura è intestata al figlio ma il pagamento è effettuato con il bancomat del padre, la detrazione è comunque valida, a condizione che il figlio possa dimostrare che l’onere economico è a suo carico. Non è la provenienza formale dei fondi a essere decisiva, ma la corrispondenza logica e documentale tra spesa, pagamento e beneficiario fiscale.
In famiglia, è frequente usare conti cointestati o carte condivise. In questi casi, la tracciabilità del pagamento è più facile da ricondurre al contribuente. Ma anche se il pagamento è fatto da un familiare, è possibile giustificare la detrazione, ad esempio con una scrittura privata o un rimborso.
Per evitare problemi in fase di controllo, è essenziale conservare tutta la documentazione. Oltre alla fattura intestata correttamente, serve una prova del pagamento tracciabile: ricevuta POS, estratto conto, copia del bonifico. Oppure una nota del prestatore del servizio che confermi l’uso di un metodo tracciabile.
La Circolare n. 7/E del 2021 ribadisce che il requisito fondamentale non è chi ha effettuato il versamento, ma che la spesa sia chiaramente riferibile al contribuente. E questo vale anche se il denaro è partito dal conto di un altro familiare. L’importante è poter dimostrare, in modo credibile, che l’onere economico grava su chi presenta la dichiarazione dei redditi.
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