C’è chi ha cresciuto una famiglia, fatto lavori in nero o si è dedicato all’assistenza di altri, senza mai accumulare i contributi per la pensione. Quando si raggiungono i 67 anni, spesso ci si accorge che manca quel sostegno economico promesso. La vecchiaia dovrebbe essere un periodo di riposo e serenità, e invece per molti si trasforma in un momento difficile, pieno di incertezze. Ma uno strumento c’è, ed è pensato proprio per queste situazioni.
Non tutti ne hanno sentito parlare, e spesso le informazioni sono confuse, parziali, difficili da interpretare. Ma conoscere questa opportunità può cambiare il modo in cui si affronta la terza età. Si tratta di un aiuto che non guarda al passato lavorativo, ma alla situazione economica presente. E chi ne ha diritto può ottenere una somma mensile che alleggerisce davvero il peso della quotidianità.
Il diritto all’Assegno Sociale nasce per chi ha raggiunto i 67 anni ma non può contare su una pensione di vecchiaia. È una misura assistenziale, non legata ai contributi, e per questo può essere richiesta anche da chi non ha mai lavorato in modo regolare. Il primo requisito, ovviamente, è l’età: bisogna aver compiuto i 67 anni. Poi c’è la residenza: occorre vivere in Italia in modo continuativo e legale da almeno dieci anni.
Il nodo centrale è la condizione economica. Chi vive da solo non deve superare i 7.002,97 euro di reddito annuo, mentre per le coppie il limite è 14.005,94 euro. Superate queste soglie, l’assegno si perde. Se invece si guadagna meno, il contributo viene calcolato in proporzione. L’importo massimo mensile nel 2025 è di 538,69 euro, per 13 mensilità: una somma che può davvero fare la differenza per chi non ha altro.
La domanda non è automatica: va presentata all’INPS, meglio se qualche mese prima del compimento dei 67 anni. Serve lo SPID, la CIE o la CNS, ma per chi non ha familiarità con la tecnologia, i Patronati offrono assistenza gratuita. Ogni dettaglio è importante, perché errori o dimenticanze possono rallentare tutto.
Una volta ottenuto, il diritto all’Assegno Sociale va mantenuto. Ogni anno, l’INPS controlla se i requisiti sono ancora validi. Anche una semplice dimenticanza, come non aggiornare i dati sul reddito, può causare la sospensione dell’assegno. Se la persona si trasferisce all’estero per più di 29 giorni consecutivi, l’erogazione si interrompe. E se il soggiorno dura oltre 12 mesi, il diritto decade completamente.
Attenzione anche ai ricoveri in strutture pubbliche o convenzionate: se le spese sono a carico dello Stato, l’assegno può essere ridotto. La logica è chiara: questo contributo serve a garantire un minimo di autonomia. Quando altri servizi coprono i bisogni essenziali, l’importo si adatta.
L’Assegno Sociale è disponibile anche per cittadini comunitari o stranieri in regola con permessi di lungo periodo, rifugiati e titolari di protezione sussidiaria. È uno strumento pensato per offrire un po’ di stabilità a chi vive in condizioni fragili, indipendentemente dalla cittadinanza, purché si risieda stabilmente in Italia.
Spesso si dà per scontato che chi non ha contributi non abbia speranze. Ma l’esistenza di questo assegno dimostra il contrario. È una possibilità concreta, che merita attenzione, consapevolezza e, magari, anche un po’ di fiducia. Perché un piccolo aiuto, al momento giusto, può cambiare davvero il modo in cui si vive la vecchiaia.
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