Non sempre la morte di un pensionato segna la fine di tutto ciò che riguarda il suo trattamento economico. Esistono somme che restano “in sospeso”, pronte per essere richieste, ma solo da chi sa della loro esistenza. I ratei pensionistici non riscossi sono spesso dimenticati, nonostante rappresentino un diritto vero e proprio per gli eredi. E c’è chi, per ignoranza o disinformazione, lascia andare via denaro che invece spetterebbe di diritto.
È un tema che non si affronta mai volentieri, ma che tocca tante famiglie. In mezzo a un lutto, tra burocrazia e adempimenti, è facile perdere di vista dettagli importanti. Eppure, tra le carte, può nascondersi un credito economico maturato e mai riscosso. Basta poco per perderlo: il tempo, un documento dimenticato, la falsa convinzione che non ci sia nulla da fare.

Si tratta di somme che fanno parte dell’eredità a tutti gli effetti. Non solo il coniuge, ma anche figli, fratelli o nipoti possono farne richiesta. Non serve essere esperti di diritto: basta sapere come muoversi. E conoscere le scadenze è fondamentale, perché questi importi non restano disponibili per sempre. Ogni anno che passa può fare la differenza tra avere un sostegno concreto o vederlo sfumare nel nulla.
Ratei pensionistici non riscossi: quando la pensione continua a dare anche dopo la morte
Può sembrare strano, ma ci sono soldi che il pensionato ha maturato e che, al momento della sua morte, non sono ancora stati versati. Sono i cosiddetti ratei pensionistici non riscossi, e comprendono arretrati, tredicesima non pagata o mensilità maturate ma non ancora liquidate. Queste somme, a tutti gli effetti, fanno parte del patrimonio ereditario e possono essere richieste da chi ne ha diritto.

Il primo a poterle ricevere è il coniuge superstite. Se ottiene la pensione di reversibilità, l’INPS provvede automaticamente alla liquidazione dei ratei. Non serve alcuna domanda: i soldi arrivano con le stesse modalità della nuova pensione. Se invece non c’è coniuge, il diritto passa ai figli. In questo caso è necessaria una richiesta formale, accompagnata da documenti precisi. Ogni figlio può riscuotere la sua parte o delegare uno solo degli eredi, ma la delega deve essere autenticata.
E se non ci sono né coniuge né figli? Subentrano gli altri eredi: fratelli, nipoti o chi è stato designato nel testamento. Anche in questo caso serve presentare domanda e fornire documenti che attestino il legame con il defunto. È importante sapere che, se si rinuncia formalmente all’eredità, non si potranno più chiedere nemmeno questi soldi.
Come richiedere i ratei non riscossi senza commettere errori che fanno perdere tutto
Per ricevere i ratei pensionistici maturati e non riscossi, serve presentare una domanda all’INPS. Si può fare online tramite SPID, CIE o CNS, oppure rivolgendosi a un patronato o al Contact Center dell’Istituto. È necessario allegare la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, i documenti di identità degli eredi, i dati del defunto e quelli relativi alla pensione.
Se gli eredi sono più di uno, possono scegliere se presentarsi insieme, delegare uno solo o procedere ciascuno per conto proprio. L’importante è fornire documentazione completa, perché ogni mancanza può rallentare la procedura o bloccare la liquidazione. L’INPS, una volta ricevuta la domanda correttamente compilata, impiega circa 30 giorni per versare le somme, salvo casi particolari.
C’è un dettaglio da non trascurare: i ratei vanno richiesti entro cinque anni dalla morte del pensionato. Trascorso questo tempo, il diritto si prescrive e non si può più reclamare nulla. È un limite rigido, non prorogabile, che spesso viene ignorato. Eppure basterebbe poco: una semplice verifica, un documento presentato in tempo, una firma al momento giusto.