Il fascino di un titolo di Stato che promette rendimenti generosi è sempre forte, specie quando si parla di cifre come il 6% annuo. Una percentuale che suona bene, rassicura e invita a fare il grande passo. Tuttavia, come spesso accade in finanza, ciò che si vede non sempre coincide con ciò che si ottiene.
Dietro quella cedola apparentemente invitante si nasconde un aspetto cruciale che può cambiare completamente il risultato dell’investimento. Non è un dettaglio da poco: riguarda il prezzo. E proprio qui si gioca la vera partita, quella che decide se si guadagna… o se si resta delusi.
Il BTP‑1MG31 paga una cedola semestrale del 3%, pari al 6% su base annua. Fin qui tutto bene. Ma chi lo acquista oggi lo paga circa 117,10 euro per ogni 100 euro di valore nominale. È un fatto che spesso passa inosservato, ma che ha un impatto diretto sul rendimento effettivo. A scadenza, il rimborso sarà solo di 100, quindi si subisce una perdita certa in conto capitale.
Facciamo un esempio: investendo 10.000 euro oggi, si acquistano circa 85,36 BTP da 100 euro, ovvero un valore nominale complessivo di 8.536 euro. Il rimborso finale sarà esattamente questa cifra. Ma l’investimento iniziale era di 10.000 euro: ecco che nasce una perdita certa di 1.464 euro.
Durante i sei anni residui, si incasseranno cedole nette per circa 2.688 euro. Il risultato? Un guadagno netto totale di circa 1.224 euro. Dividendo per sei anni e rapportando all’investimento iniziale, si ottiene un rendimento netto annuo vicino al 2%, ben distante dal 6% pubblicizzato.
Questo esempio chiarisce una realtà troppo spesso sottovalutata: il rendimento di un BTP non è dato solo dalla cedola, ma anche e soprattutto dal prezzo d’acquisto. Chi ha comprato questo titolo anni fa, vicino alla pari, può godersi davvero il 6% annuo. Ma chi entra ora, a oltre 117, ha un profilo di rendimento ben diverso. L’illusione del guadagno facile svanisce quando si guarda l’intero ciclo dell’investimento, dal primo euro versato all’ultimo euro rimborsato.
In questo scenario, il BTP‑1MG31 può ancora avere senso per chi cerca flussi cedolari regolari e accetta un rendimento netto contenuto. Ma per chi punta a un guadagno elevato, le cifre parlano chiaro: la convenienza è solo apparente. In finanza, come nella vita, spesso ciò che brilla non è oro. E un rendimento elevato sulla carta può nascondere una realtà molto più tiepida.
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