Restare nella stessa scuola per anni può sembrare una scelta scontata, ma oggi è una delle decisioni più premiate. Esiste un incentivo pensato proprio per chi ha avuto il coraggio di rimanere, anche quando cambiare sarebbe stato più facile. Una misura che non grida, ma che si fa sentire, pensata per chi ha scelto la presenza quotidiana alla rincorsa della novità. Il suo nome? Bonus Continuità Didattica. E chi ne ha diritto, lo sta già aspettando.
Nel mondo della scuola, dove tutto sembra sempre cambiare, c’è chi ha deciso di rimanere fermo. Non per mancanza di opportunità, ma per convinzione. Restare nella stessa scuola non è solo una questione logistica, è un atto di fiducia, un investimento a lungo termine nella relazione con studenti e colleghi. Non si diventa una figura di riferimento per caso: serve tempo, dedizione e la volontà di esserci.
Il Bonus Continuità Didattica nasce da questa visione. Valorizza chi ha scelto la coerenza, chi ha preferito la stabilità all’incertezza. E in un’epoca in cui la mobilità viene quasi imposta, questo tipo di fedeltà merita di essere riconosciuta. Il segnale che arriva dal Ministero è chiaro: chi resta fa la differenza, e va sostenuto anche concretamente.
Introdotto con il DM 242 del 2024, il Bonus Continuità Didattica è destinato agli insegnanti di ruolo che, dal 2021/22 al 2023/24, sono rimasti nella stessa scuola senza mai chiedere trasferimenti, assegnazioni provvisorie o utilizzazioni. Il requisito chiave è avere almeno 480 giorni di servizio effettivo nel triennio. Una soglia che esclude lunghi periodi di assenza non retribuita o aspettative non lavorative.
La domanda si presenta compilando un modulo di autodichiarazione, disponibile in segreteria o online. Deve essere inoltrato via email alla propria scuola di servizio entro il 18 agosto 2025. L’accuratezza è fondamentale: chi presenta dati falsi rischia l’esclusione e sanzioni.
L’incentivo varia a seconda delle risorse disponibili e dei criteri adottati da ciascun istituto. L’importo medio oscilla tra i 200 e i 500 euro netti, ma in alcune scuole situate in aree difficili può arrivare fino a 1.200 euro lordi, grazie a fondi previsti da precedenti decreti. Una cifra che, senza essere rivoluzionaria, rappresenta un riconoscimento simbolico e concreto.
Oltre al bonus base, è previsto un ulteriore incentivo per chi, pur vivendo in una provincia diversa da quella della scuola, ha rinunciato a ogni forma di mobilità dal 2018/19 al 2022/23. Una scelta che spesso comporta sacrifici personali e familiari, ma che oggi viene ripagata con uno stanziamento di 30 milioni di euro, di cui 20 già distribuiti tramite il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (FMOF).
Il Bonus Continuità Didattica diventa così anche una forma di giustizia. Premia chi ha investito tempo, benzina, treni e distanza per non spezzare il legame con una scuola, una classe, un contesto. Non è solo un premio economico, è il riconoscimento di una scelta umana che spesso passa sotto silenzio.
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