Una differenza che non passa inosservata: due BTP con scadenze diverse, ma con rendimenti che fanno riflettere. C’è chi offre stabilità e chi un guadagno potenziale più alto, ma a quale prezzo? Un confronto che parte da dati reali e mette a nudo i numeri di due titoli che, pur appartenendo alla stessa famiglia, giocano partite completamente diverse. È una questione di tempo, di rischio e di opportunità. I numeri parlano, ma la loro interpretazione apre scenari più complessi di quello che sembra a prima vista.
C’è chi guarda ai titoli di Stato come a un porto sicuro, e chi invece li considera un mezzo per inseguire rendimenti più alti accettando qualche rischio in più. Nel mercato italiano, i Buoni del Tesoro Poliennali sono strumenti che offrono soluzioni diverse a seconda dell’orizzonte temporale scelto.

Ma cosa cambia davvero tra un BTP a dieci anni e uno a venti? E soprattutto, quale dei due può risultare più interessante in questo momento? Le cifre aggiornate al 29 luglio 2025 raccontano una storia fatta di cedole, prezzi di mercato e rendimenti netti che meritano di essere messi a confronto. Non si tratta solo di calcolare un rendimento, ma di leggere tra le righe di ciò che il mercato sta scontando oggi sul futuro.
BTP decennale vs BTP ventennale: il confronto diretto tra rendimento e prezzo
Il BTP con scadenza 15 febbraio 2035 (ISIN IT0005580094) rappresenta una soluzione intermedia, con una cedola annua del 3,50 %, corrisposta in due semestrali dell’1,75 %. Il suo prezzo di mercato si aggira intorno ai 103,43 euro, quindi sopra la pari, e il rendimento lordo a scadenza è circa 2,84 %, che scende a circa 2,48 % al netto della tassazione agevolata del 12,5 %. È un titolo che, pur offrendo una cedola interessante, paga il prezzo della quotazione sopra il valore nominale.

Dall’altra parte c’è il BTP con scadenza 1° settembre 2046 (ISIN IT0005083057), che offre una cedola del 3,25 %, divisa in due semestrali dell’1,625 %. Il prezzo, però, è ben diverso: circa 88,05 euro, quindi decisamente sotto la pari, e il rendimento lordo a scadenza sale a 4,14 % (pari a circa 3,64 % netto). Il differenziale supera il mezzo punto percentuale, un premio che il mercato richiede per la maggiore esposizione temporale. In sintesi, chi sceglie il ventennale accetta un prezzo più basso oggi e un rendimento più alto domani, mentre il decennale rimane più stabile, con guadagni più contenuti ma meno rischiosi.
Un premio che vale il rischio? Tra volatilità, inflazione e prospettive di lungo periodo
La distanza tra i due titoli non è solo questione di cedole: riguarda soprattutto la sensibilità ai movimenti del mercato. Il BTP 2046 ha una duration molto più elevata rispetto al decennale, il che significa che ogni variazione dei tassi d’interesse incide molto di più sul suo prezzo. In altre parole, può regalare un rendimento maggiore, ma diventa più volatile e imprevedibile. Anche l’inflazione è un fattore da non sottovalutare: su un orizzonte di vent’anni, il potere d’acquisto delle cedole può ridursi sensibilmente se i prezzi al consumo dovessero salire oltre le attese. Il decennale, invece, si difende meglio da queste oscillazioni, risultando più stabile e meno esposto ai rischi di lungo termine. Si tratta quindi di capire se il premio offerto dal ventennale sia sufficiente a giustificare la maggiore incertezza. La risposta dipende dalle aspettative su tassi, crescita economica e dinamiche inflazionistiche: un equilibrio che solo il tempo potrà confermare, ma che oggi il mercato prezza con chiarezza.