Quanto tempo serve davvero per chiudere una compravendita senza l’ansia di scadenze imminenti? È una domanda che ha tormentato tanti proprietari, soprattutto quando le regole fiscali sembrano correre più veloci delle possibilità concrete di vendere. Il mercato immobiliare non è fatto solo di numeri e contratti: dietro ci sono scelte di vita, aspettative e tempi che non sempre coincidono con quelli previsti dalla legge. Ci sono famiglie che devono gestire due case, persone che hanno già comprato ma non riescono ancora a vendere, o chi sogna di trasferirsi senza rinunciare a vantaggi fiscali fondamentali. In un contesto così complesso, ogni mese in più per decidere può diventare una boccata d’ossigeno. Ecco perché una recente novità legislativa sta facendo tirare un sospiro di sollievo a chi affronta una compravendita: un cambiamento che raddoppia i tempi e riduce la pressione di dover vendere in fretta.
Chi ha affrontato un passaggio di proprietà sa che tra burocrazia, trattative e scadenze fiscali, il tempo sembra sempre troppo poco. Nei mercati immobiliari più lenti, dove la domanda fatica a incontrare l’offerta, trovare l’acquirente giusto può richiedere più di un anno.
Eppure, fino a poco tempo fa, la normativa fiscale non lasciava spazio a ritardi: chi acquistava una nuova abitazione con i benefici “prima casa” era obbligato a vendere quella già posseduta entro un anno. Un termine che, per molti, significava svendere pur di rispettare le regole. Ora le cose cambiano, e lo fanno con una misura che si adatta finalmente alla realtà dei mercati, senza costringere a decisioni affrettate. È un piccolo grande passo che mette al centro le esigenze di chi vive questo delicato passaggio, offrendo più tempo e meno ansia.
La Legge di Bilancio 2025, con la legge n. 207/2024, ha raddoppiato il termine per vendere un immobile già posseduto quando si acquista una nuova abitazione con le agevolazioni prima casa: da 12 a 24 mesi. Un cambiamento semplice ma di grande impatto, che allenta la pressione su chi rischiava di perdere importanti vantaggi fiscali. L’Agenzia delle Entrate, con l’interpello n. 127 del 5 maggio 2025, ha chiarito che questa regola vale anche per gli atti stipulati nel 2024, purché al 31 dicembre dello stesso anno il vecchio termine non fosse ancora scaduto.
Così, ad esempio, chi ha comprato il 25 gennaio 2024 e non è riuscito a vendere entro il 25 gennaio 2025, ora ha tempo fino al 25 gennaio 2026. Questo raddoppio consente di organizzare le vendite senza correre rischi, mantenendo il diritto agli sconti su imposta di registro, all’IVA agevolata e al credito d’imposta per il riacquisto. È una scelta che riconosce le difficoltà di chi opera in mercati immobiliari più lenti e permette di evitare cessioni forzate pur di non perdere il beneficio.
Non è solo un termine che si allunga, ma un approccio che cambia. Con due anni a disposizione, la gestione del patrimonio immobiliare diventa più flessibile: si possono pianificare meglio le operazioni, negoziare senza fretta e aspettare il momento giusto per vendere. I requisiti per accedere all’agevolazione prima casa restano invariati, come prevede la Nota II-bis del DPR 131/1986: l’immobile deve trovarsi nel Comune di residenza o in quello in cui ci si trasferirà entro 18 mesi, e non si possono possedere altri immobili nello stesso Comune. La vera novità riguarda chi già possiede un’altra abitazione acquistata con i benefici: ora la vendita può avvenire entro 24 mesi, senza perdere le agevolazioni.
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