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Mercati

Siamo vicini a un crollo epocale epocale dei mercati azionari? Gli esperti e i dati che nessuno vuole ascoltare

Un’analisi che affonda lo sguardo nel cuore del rapporto P/E, là dove i numeri smettono di essere semplici cifre e iniziano a raccontare storie di euforia e paura. I livelli attuali non sono soltanto un valore statistico: somigliano più a un termometro che misura il calore di un mercato pronto a bruciare di aspettative, più che di certezze. Dietro queste quotazioni si intravedono promesse di crescita che rischiano di rivelarsi illusioni, come già accaduto in passato. Le voci autorevoli che hanno scandagliato epoche di boom e crolli ci consegnano un messaggio chiaro: ogni picco ha il suo prezzo, e prima o poi la realtà presenta il conto. Questa analisi non è solo un esercizio di logica finanziaria, ma un viaggio tra dati concreti e inquietanti segnali che costringono a guardare il presente con occhi più attenti.

C’è un filo sottile che separa l’ottimismo dall’illusione, e oggi quel filo sembra teso come non mai. L’indice S&P 500 si muove su multipli che, storicamente, hanno anticipato scenari poco rassicuranti: un rapporto P/E compreso tra 26 e 29, ben oltre la media di 16‑20 che per decenni ha rappresentato un equilibrio naturale tra prezzo e valore.

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È un numero che a prima vista può sembrare innocuo, ma la storia insegna che, quando i prezzi si spingono troppo in alto rispetto agli utili, il mercato non perdona. Il passato è una galleria di avvertimenti: ogni volta che il P/E ha superato i livelli di guardia, l’euforia si è presto trasformata in panico.

Si può davvero pensare che questa volta sarà diverso? Le esperienze precedenti ci raccontano il contrario. Il P/E medio decennale, noto come CAPE, è stato a lungo intorno a 15‑16. Oggi, in alcuni momenti, ha toccato quota 34‑39: numeri che ricordano i picchi delle grandi crisi. Negli anni Novanta il boom tecnologico sembrava inarrestabile, ma il crollo della bolla dot‑com fece precipitare tutto. Nel 2008, il tracollo finanziario trasformò valori apparentemente sostenibili in carta straccia. E anche nel 2020, quando il mercato post‑pandemia rimbalzò con un entusiasmo eccessivo, i multipli gonfiati furono seguiti da bruschi ridimensionamenti. Non è una coincidenza: ogni volta che le aspettative hanno divorato la realtà, il mercato ha presentato il conto, e lo ha fatto senza pietà.

Contesto storico del rapporto P/E: quando l’euforia precede il crollo

Le grandi crisi non nascono dal nulla. Nel 1929 il P/E superò quota 30 mentre l’economia reale scricchiolava, e il resto è storia: il mercato crollò, inaugurando la Grande Depressione. Alla fine degli anni Novanta, i titoli tecnologici viaggiavano su P/E oltre 40, alimentati da un sogno di crescita infinita. Quando la bolla esplose, milioni di risparmiatori videro i propri capitali dissolversi in pochi mesi.

Contesto storico del rapporto P/E: quando l’euforia precede il crollo-ilovetrading.it

Nel 2008, gli utili crollarono e il P/E schizzò a livelli fuori controllo poco prima della crisi finanziaria globale. Anche il 2020 ci ha ricordato quanto può essere sottile il confine tra speranza e illusione: un P/E a 38, in un mondo ancora incerto, preparò il terreno per nuove correzioni. Sono numeri che parlano chiaro: ogni volta che il mercato ha ignorato la gravità della situazione reale, il risveglio è stato traumatico.

Situazione attuale e possibili sviluppi: un gigante dai piedi d’argilla

Oggi lo scenario non è meno inquietante. Con un P/E tra 26 e 29, l’S&P 500 appare sospeso su un filo sottile, mentre la Federal Reserve mantiene i tassi tra il 4,25 % e il 4,50 %. Il denaro è più caro, i margini delle imprese si assottigliano e ogni delusione, anche minima, può scatenare vendite improvvise. Le grandi case d’investimento lo sanno e iniziano a prepararsi: alcune ipotizzano un ritorno a multipli più bassi, forse 20x o persino 14x. Non è un semplice aggiustamento, significherebbe un calo che molti non sono pronti a sopportare.

Situazione attuale e possibili sviluppi: un gigante dai piedi d’argilla-ilovetrading.it

Le voci più autorevoli del settore lanciano avvertimenti che non possono essere ignorati. Warren Buffett, il “saggio di Omaha”, ha accumulato una delle più grandi riserve di liquidità di sempre: un gesto che sembra dire, senza mezzi termini, che il mercato oggi è troppo caro. Robert Kiyosaki parla del “più grande crollo della storia” e invita a rifugiarsi in asset reali come oro e argento. Ray Dalio, con la sua visione sempre globale, prefigura scenari peggiori di una semplice recessione: tensioni geopolitiche, crisi valutarie, squilibri sistemici. Le loro parole non sono semplici opinioni: sono campanelli d’allarme.

Il vero timore è che ci si stia muovendo in un campo minato, convinti che il terreno sia solido. Ma cosa succederà quando anche una piccola scintilla ,un trimestre deludente, un evento geopolitico inaspettato, una crisi valutaria,  farà tremare queste valutazioni gonfiate? È un interrogativo che chiunque osservi i mercati con lucidità non può permettersi di ignorare.

Gerardo Marciano

Laureato in Giurisprudenza con indirizzo economico, ha ricevuto un Premio Internazionale alla Carriera conferito dal Senato Accademico della Facoltà di Scienze Aziendali e Sociali di ISFOA. Collabora e scrive articoli su tematiche finanziarie per numerose riviste nazionali e internazionali. È autore e coautore di oltre 40 eBook dedicati alla storia dei mercati e all’analisi statistica delle loro serie storiche. Negli anni ha partecipato, in qualità di esperto di storia dei mercati e statistica, ai principali eventi nazionali nel settore del trading e degli investimenti. È stato ospite di canali televisivi come Class CNBC, Le Fonti TV, Finanza Now, Money TV, e le sue opinioni sono state riprese da testate nazionali e internazionali, tra cui Avvenire, Il Sole 24 Ore, Alliance News e MF Dow Jones. Ha inoltre partecipato a trasmissioni radiofoniche in Italia e all’estero. È stato Amministratore Delegato e proprietario di Proiezionidiborsa.it fino al novembre 2023, un sito che, secondo i dati di Alexa, per diversi mesi è stato tra i primi posti nella classifica dei siti italiani più letti.

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