Trasferirsi all’estero con la pensione può sembrare un sogno, ma solo per alcuni lo è davvero. Il tipo di pensione fa tutta la differenza e molti lo scoprono troppo tardi. La pensione estera non è uguale per tutti: ecco dove si nasconde la vera trappola fiscale per migliaia di italiani.
Molti immaginano la pensione all’estero come una lunga vacanza, tra cibo esotico, sole tutto l’anno e bollette dimezzate. Ma dietro questa visione da cartolina si nasconde una realtà fatta di regole fiscali, burocrazia e differenze profonde tra i tipi di pensione.

C’è chi parte convinto di risparmiare, e chi invece si ritrova a pagare le stesse tasse, o addirittura di più, perché ha ignorato un dettaglio decisivo: essere pensionato del settore pubblico o privato cambia tutto. Anche scegliere il Paese “sbagliato” può trasformare il trasferimento in un fallimento.
Una pensione estera può davvero essere un vantaggio solo a certe condizioni. E chi non le conosce, rischia di ritrovarsi nel posto giusto… con la pensione tassata nel modo sbagliato. Prima di fare le valigie, è fondamentale capire cosa si può ottenere, e cosa no.
Perché non tutti possono pagare meno tasse all’estero con la pensione: ecco chi è davvero escluso dai benefici fiscali
Quando si parla di pensione estera, la distinzione tra settore pubblico e privato è fondamentale. I pensionati privati, ovvero chi ha lavorato in aziende o da libero professionista, possono spesso usufruire delle convenzioni internazionali che evitano la doppia imposizione. Se si trasferiscono in un Paese convenzionato con l’Italia, la tassazione avviene solo all’estero, secondo le regole locali, spesso molto più favorevoli.

Ma chi ha lavorato per lo Stato, in enti pubblici o nella scuola, difficilmente potrà alleggerire il carico fiscale. La normativa italiana prevede infatti che le pensioni pubbliche restino tassate in Italia, anche se il titolare cambia residenza. Solo in rari casi, come con Australia, Tunisia o Cile, esistono eccezioni grazie a trattati bilaterali particolari.
Molti ex dipendenti pubblici partono pensando di rientrare in queste eccezioni, per poi scoprire che la propria pensione estera è ancora sotto il controllo fiscale italiano. Le trattenute IRPEF restano, anche se si vive dall’altra parte del mondo. Per questo, è importante fare chiarezza prima del trasferimento e non dopo.
Quali sono i Paesi davvero vantaggiosi per chi percepisce una pensione privata: dove conviene vivere davvero
Per i pensionati del settore privato, alcuni Paesi offrono condizioni che possono cambiare davvero la vita. L’Albania, ad esempio, è diventata una delle mete più amate: niente tasse sulla pensione e un costo della vita molto contenuto. In città come Valona e Durazzo si vive bene con meno di quanto servirebbe in Italia.
La Grecia propone una flat tax del 7% per 15 anni, a patto che non si sia stati residenti nei 5 anni precedenti. Cipro applica solo il 5% sulle pensioni superiori a 3.420 euro annui. Malta, con il suo programma dedicato ai pensionati stranieri, consente di pagare il 15%, ma con possibilità di ulteriori sconti fiscali.
Anche fuori dall’Europa ci sono alternative allettanti. Panama, Ecuador e Costa Rica offrono esenzione totale per i redditi esteri, pensioni incluse. A questo si aggiunge un costo della vita molto più basso e una qualità dell’esistenza che attrae sempre più pensionati europei.
Ma attenzione: ogni Paese ha regole precise per dimostrare la residenza fiscale. Senza l’iscrizione all’AIRE e la documentazione richiesta, l’INPS continuerà ad applicare le trattenute italiane. Una pensione estera agevolata, quindi, è possibile solo se tutto è fatto nel modo giusto.