Nuove sentenze scuotono il mondo bancario: tutele rafforzate per chi ha subito danni da investimenti e contratti poco chiari
Una decisione della Cassazione ha recentemente stabilito che una banca può essere condannata a risarcire anche oltre i dieci anni per investimenti sbagliati consigliati al cliente. Ma non è tutto. Una sentenza ancora più fresca, del Tribunale di Roma, ha sancito un risarcimento milionario per interessi poco trasparenti applicati in un contratto di leasing. E ora il vento sembra cambiare davvero.
L’immagine della banca come interlocutore sempre preparato e affidabile inizia a scricchiolare. Non si tratta di semplici critiche, ma di decisioni giudiziarie che ne mettono in discussione la condotta. Il primo colpo è arrivato dalla Corte di Cassazione, che ha allungato i tempi di responsabilità per i consigli errati sugli investimenti. Ora, anche dopo dieci anni, se la banca ha sbagliato, deve rispondere.

Ma un secondo colpo, ancora più concreto, arriva dal Tribunale di Roma: un leasing immobiliare con interessi poco chiari è costato a un istituto ben 869 mila euro in rimborsi. In un contesto in cui le clausole bancarie vengono spesso accettate senza piena comprensione, questa sentenza non è solo una punizione per chi ha sbagliato, ma un segnale chiaro per il futuro.
Ciò che emerge da entrambi i casi è un principio comune: la banca non può agire indisturbata quando mancano chiarezza e correttezza. E a farne le spese, adesso, sono proprio quegli istituti che per anni si sono affidati alla complessità dei contratti per tenere all’oscuro i propri clienti.
Quando il leasing nasconde più di quanto mostra: maxi rimborso per interessi poco chiari nel contratto
Interessi bancari poco trasparenti possono costare molto più di quanto si pensi. Lo dimostra la recente sentenza del Tribunale di Roma (n. 9363 del 23 giugno 2025), che ha condannato una banca a rimborsare oltre 869 mila euro a una società che aveva sottoscritto un contratto di leasing immobiliare. Il motivo? Le condizioni economiche del contratto non erano spiegate in modo chiaro.

Il TAN era indicato, ma mancava il TAE, e soprattutto non veniva fornito un piano di ammortamento dettagliato. In pratica, il cliente firmava un impegno economico di lungo periodo senza sapere con precisione quanto avrebbe pagato nel complesso. Un errore? No, secondo i giudici si tratta di una violazione sostanziale.
Per questo, la clausola sugli interessi è stata annullata e sostituita con il tasso legale, che ha fatto emergere un’enorme differenza nei calcoli. Oltre alla restituzione dell’importo versato in eccesso, la banca dovrà sostenere la metà delle spese processuali. Una decisione che potrebbe cambiare il modo in cui vengono redatti i contratti di leasing e, più in generale, quelli bancari.
Chi sottoscrive un contratto finanziario deve avere gli strumenti per comprenderlo. Non basta elencare numeri e percentuali: serve un quadro chiaro, leggibile, accessibile anche a chi non è un esperto del settore. Altrimenti, il rischio è di firmare a occhi chiusi, e pagare caro per decenni.
La giustizia salva solo ciò che è spiegato bene: floor e mora restano validi, ma ogni clausola deve essere trasparente
Non tutto, però, è stato cancellato. Il Tribunale ha confermato la validità della clausola floor, che fissava un tasso minimo del 3,37 %, e ha ritenuto legittimi gli interessi di mora. Il motivo? Erano ben specificati e non violavano i limiti imposti dalla legge.
Questa distinzione è fondamentale: le banche possono prevedere certe condizioni, anche penalizzanti in caso di ritardi, ma devono essere cristalline. Non basta inserire clausole nel testo: bisogna spiegarle chiaramente, fornendo al cliente ogni dato utile per capire a cosa va incontro.
Il verdetto romano, dunque, non cancella tutte le prerogative degli istituti di credito, ma impone loro un comportamento più rigoroso. Non è una rivoluzione, ma una correzione di rotta: non si può più firmare un contratto senza sapere quanto si pagherà davvero.
Questa sentenza si affianca ad altri recenti pronunciamenti che stanno rafforzando la posizione di consumatori e imprese nei confronti delle banche. Il sistema sta cambiando.