Che succede quando dopo una vita di lavoro si sceglie di cambiare tutto? Sempre più spesso, il momento della pensione diventa un’occasione per reinventarsi altrove. E non per capriccio: la spinta nasce da esigenze concrete, come il costo della vita, la voglia di rallentare o la necessità di stare vicino ai figli emigrati. Così, quello dei pensionati italiani all’estero non è solo un trend, ma un fenomeno che racconta nuove abitudini, scelte coraggiose e sogni che continuano a muoversi, anche dopo i 65 anni.
Non è un colpo di testa. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di decisioni pensate, ponderate, a volte anticipate da viaggi esplorativi. Cambiare paese in pensione non è come partire per una vacanza: significa ridisegnare la propria quotidianità, affrontare nuove regole, accettare altre lingue e culture.

Eppure, per tanti, è un salto che vale la pena. Perché si può vivere meglio con meno, e riscoprire un senso di comunità che in Italia, spesso, si è perso. Le piazze che accolgono gli italiani all’estero oggi sono luoghi di incontro e condivisione, dove sentirsi meno soli.
Quando il cambiamento è una conquista: perché tanti pensionati italiani decidono di ricominciare altrove
Il volto dei pensionati italiani che scelgono l’estero è molto più vario di quanto si possa pensare. Non si tratta solo di chi torna nei paesi d’origine dopo anni di lavoro in Italia, ma anche di chi ha vissuto tutta la vita nel Bel Paese e decide solo in pensione di spostarsi. I motivi? Ce ne sono molti. Alcuni seguono i figli che vivono già fuori, altri inseguono un clima più mite o una qualità della vita più sostenibile. In tanti, invece, si lasciano convincere da sistemi fiscali più leggeri, come quelli offerti in passato da paesi come il Portogallo, o oggi in Albania e Tunisia.

Vivere da pensionati all’estero può voler dire raddoppiare il potere d’acquisto della propria pensione, pur senza lussi. Alcuni paesi permettono una vita dignitosa anche con assegni minimi. Si vive con semplicità, ma senza ansia, riuscendo magari a permettersi una casa con giardino o l’abitudine quotidiana al ristorante. I dati parlano chiaro: più di 228.000 pensionati italiani risiedono stabilmente oltre i confini nazionali. E sono in aumento le destinazioni non convenzionali, dove la vita costa poco e il tempo sembra rallentare.
Tra documenti, tasse e vincoli: cosa c’è davvero dietro il sogno dei pensionati italiani che vanno all’estero
Trasferirsi all’estero in pensione non è però privo di ostacoli. Serve una buona dose di pazienza, specie per le pratiche burocratiche. Per ottenere la detassazione della pensione, ad esempio, bisogna risultare residenti fiscali all’estero per almeno 183 giorni l’anno. L’INPS, ogni anno, eroga oltre 310.000 pensioni fuori dall’Italia, ma per continuare a riceverle è necessario dimostrare regolarmente la propria esistenza in vita. Un passaggio delicato che, se dimenticato, può causare la sospensione dei pagamenti.
Eppure, chi ha fatto questo passo raramente torna indietro. Anche se i trasferimenti sono calati rispetto al periodo pre-Covid, la motivazione non sembra affievolirsi. Si cercano soluzioni più stabili, mete alternative, nuovi inizi. Perché il desiderio di benessere non ha età, e la libertà di scegliere dove invecchiare resta uno dei regali più grandi che si possano fare a sé stessi.