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Economia

Youtuber, non è impossibile arrivare a 56 mila euro l’anno. E c’è chi guadagna molto di più

Ormai sono tanti i volti ed i nomi divenuti celebri grazie a Youtube. Infatti il popolarissimo sito di video di proprietà di Google è divenuto non solo, il re dei video sul web ma una vera e propria fucina di star.

Parliamo di star generate attraverso il “tubo” in tutti i paesi del mondo. In Italia c’è il fenomeno “Me contro te”, due ragazzi siciliani che sono divenuti un brand popolarissimo tra i più giovani con una serie di prodotti legati a loro ed un giro d’affari ormai davvero importante. 

Jeffree Star, che grazie al tubo ha in tasca 200 milioni di dollari o il controverso Felix Arvid Ulf Kjellberg: chi lo ama e chi lo odia, ma intanto vale 40 milioni di dollari.

Tanti hanno provato ad intraprendere questa carriera, attratti dal successo di altri, ma le delusioni sono cocenti. Di norma chi propone video sulla popolare piattaforma guadagna assai poco o nulla. Capiamo meglio la questione.

Attrarre le visualizzazioni

Tutto il business di youtube e conseguentemente degli youtuber nasce ovviamente dalla pubblicità. Un giro d’affari immenso quello gestito da Google che è divenuto il punto di riferimento mondiale della comunicazione pubblicitaria. Ma al singolo creatore di contenuti cosa viene in tasca? Circa 3-4 dollari ogni mille visualizzazioni del proprio video. In soldoni è questo quel che introita chi posta su youtube. In realtà il calcolo è complessissimo perchè si devono tenere in conto tantissimi parametri, ma grosso modo il valore è questo. Ci si può vivere?

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Gli esperti di comunicazione assicurano di si, ma a patto di avere le carte giuste. Si, perchè contano le visualizzazioni, ma anche e forse soprattutto il legame che il creator ha con il suo pubblico.  “Iscrivetevi al canale” questo il mantra di chi propone dei video. Non scordano mai di dirlo ed il motivo c’è. E’ solo creando un rapporto stabile che un canale può vivere e prosperare.

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Dunque pesano le visualizzazioni.  Ma sono commenti, like, dislike che creano quell’ecosistema che poi diventa zoccolo duro di iscritti.

Salvatore DiMaggio

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