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Forse le crypto ti difendono dall’inflazione, ma in caso di crolli, l’oro resta il re

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Salvatore Dimaggio

Oggi molti sostengono che le criptovalute possano essere una buona opportunità contro l’inflazione.

È una tesi un pochino ardita perché in realtà delle criptovalute conosciamo veramente poco. Si tratta di monete virtuali che hanno fluttuazioni veramente tremende e di conseguenza ritenerle un vero strumento contro l’inflazione è un qualcosa di piuttosto azzardato. È vero che nel complesso stanno crescendo di valore e che soprattutto il Bitcoin cresce sempre. E’ vero anche che ormai sono sempre più sdoganate e che l’ETF su Bitcoin in qualche modo ha cambiato la percezione di questa particolarissima valuta virtuale. Forse tutto questo è vero. Ma è vero anche che le criptovalute hanno anche tanti critici che non mettono certo di animo tranquillo chi voglia utilizzarle come scudo dall’inflazione.

Due situazioni ben diverse

Ma anche ammesso che le crypto siano un buon scudo contro l’inflazione resta il fatto che in caso di crollo e di panico il bene di rifugio resta l’oro. Quando c’è stato lo scandalo Evergrande si sono create ore di panico sui mercati: le azioni andavano giù, le criptovalute anche andavano giù e solo l’oro saliva. Quindi questo dimostra che le criptovalute in caso di panico è assai dubbio che possano offrire scampo dal panic selling. Il bene di rifugio per sua natura deve essere qualcosa di assolutamente affidabile e le crypto anche a volersi fidare, hanno un comportamento davvero troppo poco conosciuto e capito. Sono davvero giovani e ricordiamo che sono nate all’indomani della crisi del 2008. Dunque non si può non considerare un azzardo additarle a bene di rifugio.

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Meglio non confondere l’idea dello scudo da un’inflazione che ha come scenario una situazione non di panico, con una situazione, appunto da panic selling.

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Qui solo l’oro si salva di sicuro.

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