In questi mesi si sta parlando tanto di crisi dei microchip.
La crisi dei microchip è scoppiata qualche mese fa in maniera clamorosa mettendo in ginocchio l’industria automobilistica mondiale. Tante case automobilistiche hanno annunciato tagli alla produzione ed anche l’industria informatica ha dovuto tagliare fortemente. La crisi dei microchip effettivamente è molto forte, tanto da spingere Hyundai ad annunciare che avrebbe iniziato a sviluppare da sola, in piena autonomia i propri. Ma guai a credere che la crisi dei microchip sia un fatto isolato. Rientra in una crisi più vasta: la crisi dei beni intermedi. Ma cosa sono i beni intermedi? Sono semplicemente quei beni che non vengono venduti direttamente all’utente finale, ma che servono a costruire altri beni. Nella filiera produttiva i beni intermedi giocano ovviamente un ruolo assolutamente cruciale e senza di essi tutto si blocca.
La penuria dei beni intermedi attualmente è difficile da quantificare in modo preciso, ma certamente è assai forte. Ci sono numerose proiezioni su quanto la mancanza dei beni intermedi possa arrivare a rallentare la produzione. E soprattutto su quanto possa durare. La ripresa attualmente appare piuttosto solida ma la carenza dei beni intermedi, comincia a farsi sentire con rallentamenti un po’ dovunque. Ovviamente ai rallentamenti dovuti ai beni intermedi si devono sommare quelli dovuti ai maggiori costi energetici che spingono tante realtà produttive a limitare quando non a sospendere del tutto la produzione. E questa è una delle più grandi incognite che attualmente gravano sull’economia internazionale ed è questo uno dei maggiori motivi di perplessità sull’azionario.
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Le proiezioni in questo sono assai fallaci perchè questi rallentamenti tendono a sommarsi ed a rinforzarsi a vicenda.
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Ad ogni modo attualmente questa è una minaccia grave, ma la produzione sin ora appare in grado di reggerla accusando il colpo, ma in modo ancora sopportabile.
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