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Rassegnamoci al nucleare: il gas ci rende troppo dipendenti da Putin

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Salvatore Dimaggio

La crisi energetica si mostra in tutta la sua durezza e l’Europa si scopre dipendente da Mosca.

L’Opec+ ha ormai chiarito che non aumenterà la produzione di petrolio, di conseguenza il rialzo continuo dell’oro nero continuerà senza sosta. Ci ritroviamo così dipendenti dal gas russo. Putin gioca la sua partita, ma l’Europa è soccombente e sempre più nell’orbita del grande paese asiatico. Il vecchio continente non si può permettere di pagare l’energia a questi livelli e così si rispolvera il nucleare. C’è un discorso che si sente fare praticamente in ogni parlamento europeo: se vogliamo veramente la transizione green dobbiamo appoggiarci per un po’ al nucleare. Non che ci sia unanimità di vedute su questo, anzi. Il nucleare divide oggi come ieri. Ma con l’energy crunch in atto e con la concreta possibilità che la produzione possa rallentare (in parte è già accaduto) a causa della bolletta energetica…

Va preso in considerazione

In Italia da ultimo è stato Maurizio Lupi a sostenere che se non torniamo al nucleare tutto il discorso della transizione energetica è solo un progetto vuoto. E non mancano analisti che consigliano di puntare su Uranio et similia. Un bel paradosso che la transizione green ci possa riportare al nucleare, ma potrebbe andare così. Cina ed India, mai state particolarmente sensibili ai temi ambientali stanno tornando al carbone. Gli ambientalisti sono su tutte le furie per questo. Se due colossi del genere tornano al carbone, gran parte dei progressi fatti sul global warming, finiscono nel nulla. L’Europa comincia a valutare varie opzioni, ma oggi il nucleare ha molti più sostenitori che mai.

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Salvini lo sostiene in Italia, Macron in Francia. Ma non mancano i detrattori e quelli che dicono si può andare avanti senza scomodare il nucleare.

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Intanto l’inflazione registrata in Germania è ai massimi da 30 anni e sicuramente questo renderà questa via ancora più appetibile.

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