Notizie pessime ieri da due paesi chiave.
Un importante esponente della banca centrale cinese ha ammesso che il paese del dragone va verso uno scenario di quasi stagflazione. E’ clamoroso che una ammissione di debolezza del genere arrivi proprio dalle controllatissime autorità cinesi. La stagflazione è uno scenario molto negativo per l’economia di un paese. Contemporaneamente ci sono sia un’inflazione che fa aumentare i costi di merci e servizi, ma anche una recessione dell’economia. Ed in Cina si aspettano questo. I rincari delle materie prime hanno avuto un effetto molto negativo per il paese asiatico. La produzione è diventata più complessa e più sconveniente. Il grande esportatore mondiale adesso vede la sua macchina produttiva inceppata e per avere un po’ di respiro sul fronte energetico torna al carbone. Intanto dalla Germania arriva una notizia che sconvolge (o almeno dovrebbe) i piani della Banca Centrale Europea.
L’inflazione in Germania è giunta al 6%. Una cifra impressionante che non si vedeva da decenni. E si tuona contro la Banca Centrale Europea che continua a soffiare soffiare sul fuoco dell’inflazione mantenendo le sue politiche ultra espansive. L’istituto centrale europeo, infatti, ha sempre negato o sminuito che vi fosse un aumento dell’inflazione. Le borse sino ad oggi sono state fatte crescere fino a volumi che molti giudicano da bolla proprio grazie a queste politiche di denaro facile. Ma con questi segnali gravi che giungono da tutto il mondo sul fronte dell’inflazione diventa un po’ più concreta la possibilità che Fed e BCE cabino strada. In quel caso molti temono che il mercato possa crollare.
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Anche Morgan Stanley ha fatto una previsione del genere per l’Europa recentemente. Insomma uno scenario complesso da gestire.
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Tuttavia i due istituti dovranno far sentire che stanno prendendo in pugno la situazione.
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