In questa settimana un po’ tutte le banche centrali del mondo hanno fatto la loro passerella.
Chi si è presentato come più falco e chi si è presentato come più colomba. Nessuna banca centrale ha negato l’inflazione, ma poi alla fine sono state grossomodo tutte ferme sui tassi. La Banca Centrale Europea ha giurato che i tassi non si toccano né adesso e né per tutto il 2022. La banca centrale americana ha detto che nel 2022 ci saranno tre rialzi. Ad ogni modo nessuno ha toccato i tassi. Al di là delle differenze nelle strategie di comunicazione i tassi sono rimasti tutti fermi. Ma c’è un’eccezione e questa eccezione si chiama Bank of England. La Banca Centrale del Regno Unito ha aumentato i tassi con una certa sorpresa degli operatori.
Gli analisti sapevano bene che la situazione inflazionistica nel Regno Unito è particolarmente grave, ma molti sono comunque rimasti sorpresi dall’atteggiamento particolarmente dinamico e particolarmente da falco della Bank of England. In sostanza, in mezzo a tante banche centrali che continuano a prendere tempo, la banca centrale inglese si è mossa in modo energico aumentando i tassi. Questo ci dimostra una cosa molto importante e cioè che quando l’inflazione diventa veramente forte, le banche centrali sono costrette a muoversi anche se magari non vogliono. Ed alle volte devono farlo in modo anche repentino ed inatteso. Dunque anche se Powell è un maestro nel dosare le parole e nel tranquillizzare i mercati, se l’inflazione dovesse continuare a minacciare la produzione ed il consumo negli Stati Uniti d’America anche la Fed potrebbe essere costretta a stupire i mercati con accelerazioni in avanti inaspettate.
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Ma la Fed non è la Bank of England ed ha un peso incalcolabilmente maggiore.
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In questo 2022 non possiamo escludere che l’inflazione sarà così dura da costringere la Federal Reserve a scatti in avanti improvvisi e a quel punto i mercati potrebbero davvero innervosirsi.
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