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Allarme spread: colpa di Omicron, BCE e Draghi al Quirinale

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Salvatore Dimaggio

Lo spread è tornato ad infiammarsi e la tensione serpeggia sui mercati.

Da quando Mario Draghi è stato chiamato all’esecutivo si è diffusa una specie di convinzione generale che lo spread tra i titoli di Stato italiani e gli omologhi tedeschi sarebbe stato sempre entro margini accertabili. Un’esagerata sottolineatura di un ruolo quasi messianico affidato a Draghi ma in buona sostanza questo è quello che più o meno tutti intendevano. Ma adesso lo spread torna a salire e tocca i 141. Comincia così la ridda di voci e di ipotesi sul perché di questa fiammata. Il capro espiatorio è la variante Omicron, ma non si capisce perché uno dei paesi più virtuosi d’Europa sul fronte della pandemia dovrebbe venire penalizzato dallo spread a causa della pandemia stessa. Non ha un grandissimo senso e dunque risulta evidente che le colpe potrebbero essere altrove. Secondo alcuni fan di Mario Draghi è bastata l’ipotesi che il loro beniamino finisse al Quirinale e dunque abbandonasse il governo a far spaventare i mercati.

Varie ipotesi e un rischio

Questa conclusione potrebbe forse anche essere plausibile, ma ancora una volta sembra viziata da un eccesso di aspettative nei confronti dell’attuale Presidente del Consiglio. Alcuni più maliziosi insinuano che semplicemente sia venuto meno un sostegno artificiale ai titoli di Stato italiani in occasione delle feste. Ma ovviamente siamo nel campo della pura speculazione e di conseguenza ognuno può pensare quello che vuole. Il problema vero, però, è che cosa succede se lo spread dovesse continuare ad aumentare. Fiammate estemporanee dello spread sono sempre possibili e lasciano semplicemente una scia di congetture. Ma se, appunto, con un ipotetico nuovo lockdown dovessimo andare incontro ad una impennata dello spread che tra l’altro capiterebbe in un periodo di forte inflazione che cosa potrebbe succedere? Semplicemente che il governo Draghi si trasformerebbe nel governo Monti.

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In pratica lo spread elevato lo costringerebbe a misure lacrime e sangue e l’inflazione elevata lo costringerebbe a non adeguare i salari per non alimentare la spirale inflazionistica.

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Questa è ovviamente l’ipotesi peggiore, ma l’attuale fiammata dello spread non può non portare la mente a questo deprecabile scenario. Specie perchè si sta trattando sulle pensioni.

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