Il conflitto in Ucraina richiederà alcuni sacrifici da parte degli italiani, ma ci saranno più tasse? Ecco chi sta già guardando ai propri conti correnti.
L’invasione di Putin nel territorio ucraino, che ha portato migliaia di morti innocenti tra i civili, sembra aver assunto una dimensione globale, sia dal punto di vista delle tensioni, che da quello delle ripercussioni economiche. Nel nostro Paese, infatti, si iniziano a registrare conseguenze preoccupanti riguardo i costi della vita, ma c’è chi si chiede se aumenteranno le tasse.
L’incontro tra il Governo e i sindacati, intanto, sembra essere slittato e il tema della tutela dei redditi in Italia scivolerà fino a dopo Pasqua. Per far fronte alla crisi economica, e alla gravosa situazione dell’inflazione, i maggiori sindacati italiani hanno messo sul tavolo alcune proposte.
Per Cigl, Cisl e Uil, i 5 miliardi stanziati nel decreto Aiuti di aprile non sono stati sufficienti ad aiutare in maniera concreta i lavoratori, le imprese e le famiglie travolte dal caro prezzi e dagli aumenti di carburante e dei costi in bolletta. Situazione maggiormente aggravata dal conflitto in Ucraina.
Per i sindacati si rende necessario un nuovo scostamento di bilancio, con un prelievo del 10% sugli extraprofitti delle imprese, allargando la platea al di fuori delle aziende energetiche.
Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, sta infatti portando avanti l’idea di una patrimoniale che, in teoria, potrebbe portare incassi allo Stato tra i 6 e i 7 miliardi di euro.
Secondo il segretario, si tratterebbe di una tassazione dell’1% dei patrimoni al di sopra degli 1,2 milioni di euro. Una manovra che colpirebbe la ricchezza appartenente al 5% di popolazione più facoltosa del nostro Paese.
L’intenzione delle associazioni è quello di utilizzare i soldi ricavati dalla tassazione per finanziare nuovi interventi, utili a contrastare la precarietà e per potenziare i salari, oltre a stanziare una cassa integrazione per i settori maggiormente in crisi.
Sul fronte del governo arriva la risposta di Mario Draghi, secondo cui arriverà il prima possibile la riapertura del tavolo sulla riforma delle pensioni. Ma sulla patrimoniale sembra esserci un “no” netto, in quanto l’esecutivo non sembra intenzionato ad aumentare la pressione fiscale.
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