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Pensione a 67 anni, il tempo sta per scadere

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Edoardo Corasaniti

L’esecutivo guidato da Mario Draghi ha messo in agenda la riforma delle pensioni. L’intenzione è di cambiare nuovamente le regole per poter accedere all’assegno dell’Inps.

ANSA, Roma, GIUSEPPE LAMI

L’idea del Governo è di uscire da Quota 102 (in vigore dall’1 gennaio 2022), che prevede 38 anni di contributi e 64 anni di età. Dal 31 dicembre 2022, secondo la riforma che è sul tavolo dell’esecutivo, ci sarà un cambio di rotta. La proposta è la flessibilità in uscita sotto i 67 anni per come invece stabilito dalla riforma Fornero. Ad una condizione: che gli assegni siano calcolati per intero dal sistema contributivo. Questa alternativa non sembra aver trovato l’ok dei sindacati, molto più inclini ad accogliere una riforma in cui si preveda di poter uscire sotto i 67 anni. I tentativi di mediazione si giocano sul terreno proprio dell’età, con i sindacati pronti a dare il placet su un innalzamento dell’età pensionabile ma che consenta agli addetti dei lavori usuranti di poter accedere prima all’assegno pensione.

Tra i banchi del governo torna un’idea: tornare al passato

ANSA, Roma, MASSIMO PERCOSSI

Lo si deve sapere fin da subito: la riforma delle pensioni, come ogni volta, non è mai così facile. Lo fu per la riforma Fornero nel 2012, potrebbe esserlo anche oggi con il Governo Draghi. Il premier questo lo sa ed è consapevole che il tema rischia di far scricchiolare la sua maggioranza e i partiti che la compongono. Ma la strada dell’accordo sembra essere stata individuata, seppur non ci sono tracce nel Documento di Economia e Finanze (DEF) a cui il governo ha dato l’ok. I sindacati sono già preoccupati.

Cosa può accadere con la riforma delle pensioni

ANSA, Roma, MASSIMO PERCOSSI

Come detto, i sindacati mirano a raggiungere un obiettivo: uscire dal lavoro a 62 anni. Ma offrono un’alternativa: 41 anni di contributi versati. A quanto pare, però, non c’è feeling con il Governo su questo. L’esecutivo di Palazzo di Chigi sembrano più indirizzati verso una soglia più alta: 64 anni e dunque cercare di valorizzare il ricalcolo della pensione con il sistema contributivo. Dovrebbe restare Ape Sociale, che consente di uscire dal mondo del lavoro per ricevere l’assegno Inps ma riservato a coloro che si trovano in condizioni di disagio sociale e, inoltre, hanno versato contributi per 30 anni. Stesso discorso, e dunque regole invariate, per chi negli anni si è occupato delle mansioni usuranti. Qui il requisito è di aver versato i contributi per 36 anni, con un’eccezione per chi lavorava nell’edilizia: 32 anni. In conclusione: sotto all’età appena elencate, secondo le indiscrezioni insistenti che circolano in questi giorni, non sarà possibile andare in pensione.

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