Dopo l’approvazione dell’Unione Europea riguardo il salario minimo, ci saranno dei cambiamenti. Ecco cosa accadrà in Italia
Dopo una lunga e logorante trattativa, l’Unione Europea ha trovato l’accordo sulla direttiva che introdurrà il salario minimo. Nonostante il percorso sarà ancora molto lungo, ci potrebbero già essere alcuni cambiamenti già nel nostro Paese.
Da anni, infatti, c’è un lungo dibattitto riguardo l’impostazione di un salario minimo da parte delle aziende. Ma oggi, dopo il grande passo in avanti compiuto dall’Unione Europea, ci potrebbero essere interessanti prospettive. Ecco cosa potrebbe accadere ora in Italia.
L’accordo tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue è stato raggiunto e si attendono nuove norme che introdurranno il cosiddetto salario minimo. Si tratta di regole che impostano gli importi minimi degli stipendi in tutti i Paesi appartenenti all’Unione Europea, sviluppando una vera e propria contrattazione collettiva.
L’intesa è necessaria a stabilire in ottica europea un quadro di salari minimi adeguati da applicare in tutti i Paesi Ue, in modo da garantire ai cittadini di essere avere le risorse economiche idonee al costo della vita. Nonostante non siano previsti dei precisi obblighi per i Paesi, potrebbero esserci delle novità anche in Italia.
Uno degli obiettivi principali dell’accordo è quello di fissare una contrattazione collettiva all’80% dei lavoratori. In particolare, l’Ue chiede di aggiornare i salari secondo quello che è il costo della vita, aggiornandoli ogni due anni in base ad accordi con sindacati e gruppi d’interesse.
Ad oggi, in Italia non vi è alcun accordo sul salario minimo. Il nostro Paese, infatti, è l’unico insieme ad altri cinque Paesi dell’Unione Europea a non avere alcun regolamento riguardo il salario minimo. Gli altri Paesi sono Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia e Svezia.
Come abbiamo detto in precedenza, per l’Italia non vi è ancora un obbligo di adottare la direttiva sul salario minimo. Questo perché nel nostro Paese, così come richiesto dall’Unione Europea, circa l’80% dei lavoratori è interessata dai contratti collettivi di lavoro. Tuttavia, l’intesa Ue potrebbe spingere i nostri Paesi a cercare un ulteriore accordo che garantisca una copertura anche al restante 20% dei lavoratori.
Dunque, l’Italia potrebbe muoversi adottando delle misure che garantiscano una maggiore copertura garantita dalla contrattazione collettiva, oppure adottare un salario minimo per tutte le categorie. Tuttavia, quest’ultima opzione, almeno per ora, resta la meno percorribile.
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