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Gas, perchè siamo ad un passo dallo stato d’emergenza

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Edoardo Corasaniti

Guai in vista per il rifornimento del gas: qualcosa sta cambiando e gli esperti iniziano ad essere spaventati. Ecco cosa accade. 

Dopo il taglio delle forniture di gas dalla Russia verso l’Europa, il governo potrebbe decidere di alzare il livello di allarme. Sul tavolo anche l’idea di razionare le energie per il prossimo autunno.

Pixabay
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Dopo pochi giorni dopo l’invasione dell’Ucraina, l’esecutivo guidato da Mario Draghi aveva annunciato lo stato di pre-allarme, mentre adesso potrebbe decidere di alzare il livello di crisi del sistema di gas nazionale. Un’ulteriore misura precauzionale in risposta a quanto sta succedendo. Un mezzo che solitamente inizia ora per finire in estate. Questo non si sta verificando, con l’annessa preoccupazione per le conseguenze che può determinare in autunno, quando il gas servirà per riscaldare le case degli italiani. Tant’è che a ricorrere ai ripari in qualche modo è stato anche il governo, che ha messo nero su bianco le norme per una limitazione all’utilizzo di termosifoni e condizionatori nelle strutture della pubblica amministrazione. Dall’inizio del mese di maggio, infatti, e fino a fine marzo prossimo (2023) si abbasserà la media della temperatura nei palazzi della pubblica amministrazione, la quale non potrà superare i 19 gradi centigradi. C’è una tolleranza, pari a 2 gradi in più. Limiti anche al contrario: 27 gradi, sempre con due gradi di tolleranza.  Tutto questo è inserito nel decreto-legge denominato “Bollette” che è stato approvato dalla Camera (o meglio dalle commissioni ambiente e attività produttive). Questo vale per tutti gli edifici pubblici? Chiaramente no. Dalle limitazioni sono escluse le scuole, gli ospedali e le case di cura.

Crisi energetica, la soluzione proposta dal premier Draghi

Ansa, Roma


Nei giorni scorsi il premier Mario Draghi ha posto la domanda se fosse preferibile la pace o il condizionatore acceso. La questione, al di là dell’ilarità prodotta sui social, ha voluto porre l’accento sulla stretta connessione che esiste tra il gas russo e l’autonomia italiana.  E se fino ad ottobre pare che l’Italia sia coperta, i rischi e i pericoli dovrebbero e potrebbero giungere dall’autunno in poi, quando iniziano ad abbassarsi le temperature. Ecco che così si spiega la ragione per cui l’esecutivo guidato da Draghi ha preso la decisione di ridurre il consumo negli uffici pubblici. Fino ad oggi la temperatura doveva essere la seguente: 20 gradi e 26 gradi.

Condizionatori e termosifoni, ecco quanto si consuma in numeri

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E’ proprio su termosifoni e sui riscaldamenti della case che gli italiani sembrano spendere di più. L’Istat ha reso noto i numeri: il 70 per cento viene consumato proprio nelle abitazioni. D’inverno, il 50,3% utilizza il gas e il 18,3% l’energia elettrica. Di conseguenza anche il costo delle bollette della luce: nel 2019 è stata pari a 47,31 euro/mese.

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