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Pensioni 2023: dura stangata per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1996, pensione quasi impossibile

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Salvatore Dimaggio

La riforma delle pensioni è entrata nel vivo ma purtroppo arrivano pessime notizie per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1996.

Come sappiamo il governo di Giorgia Meloni è impegnato in una profonda riforma delle pensioni. Teoricamente questa riforma serve proprio a scongiurare il ritorno della legge Fornero.

ANSA

Infatti con la fine di quest’anno finiscono le tre alternative comode per andare in pensione e teoricamente dovrebbe tornare la legge Fornero.

Perché dal 2023 cambia tutto

Ma adesso si capisce che questa riforma delle pensioni è molto dura e che penalizza molto proprio chi ha cominciato a lavorare dopo il primo gennaio 1996.

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Vediamo come quella che può sembrare una buona notizia in realtà sia veramente una stangata. Dal primo gennaio del 2023 ci sarà la rivalutazione delle pensioni. Come sappiamo l’inflazione è altissima e quindi anche la rivalutazione delle pensioni sarà molto alta. In teoria questa è una buona notizia ma in realtà come vedremo è una vera e propria stangata per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1996. Essendo che l’inflazione è al 12% il ministro Giorgetti ha stabilito che la rivalutazione per l’anno prossimo sarà del 7,3%. Quindi da gennaio tutte le pensioni saranno rivalutate del 7,3%.

Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 è una stangata

Ma questa rivalutazione aumenta anche il trattamento minimo della pensione. Anche questa può sembrare una buona notizia ma in realtà non lo è. La pensione minima viene ad essere aumentato dall’anno prossimo e questo significa che proprio chi percepisce le bassissime pensioni minime italiane sicuramente avrà un po’ di soldi in più. Il problema è che tutti coloro i quali hanno iniziato a lavorare dopo il 1996 saranno fortemente penalizzati. Infatti la pensione minima aumenta di circa 38 euro al mese e quindi il limite per poter andare in pensione aumenta molto. Cerchiamo di capire perché. L’accesso alla pensione superati i 67 anni avviene se ci sono almeno 20 anni di contributi.

I calcoli da fare

Ma è importante sottolineare che chi ha l’assegno calcolato con il sistema contributivo deve aver maturato un assegno pensionistico di almeno 1,5 volte il valore del trattamento minimo. Quindi con un forte aumento del trattamento minimo per accedere alla pensione di vecchiaia bisogna aver maturato una pensione annua di almeno 10.245,27 euro. Ma dall’anno prossimo proprio per effetto della perequazione questa soglia sale addirittura a 10.992,73 euro. Inoltre per i contributivi puri c’è la possibilità di anticipare di tre anni l’accesso alla pensione ma anche in questo caso l’assegno pensionistico deve essere di almeno 2,8 volte la pensione minima. Quindi sostanzialmente anche qui la soglia sale molto perché dai circa 19.000 di quest’anno si passa a circa 20.500 l’anno prossimo. Per la precisione si passa da 19.124,50 a 20.519,77 euro. Quindi sostanzialmente la perequazione e l’inflazione finiscono per essere una vera e propria mazzata per chi ha cominciato a lavorare dopo il primo gennaio del 1996.

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